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Tuesday, August 31, 2021

Ripresa, l'Istat conferma la "crescita sostenuta" nel secondo trimestre: Pil +2,7%. Accelera l'inflazione - la Repubblica

MILANO - L'Istat conferma, nei dati definitivi sul secondo trimestre dell'anno, la "crescita sostenuta" dell'Italia, con il Pil che si è mosso in rialzo del 2,7% sul primo periodo dell'anno. E traccia un aumento dell'inflazione nel mese di agosto, con l'indice dei prezzi che sale dello 0,5% su luglio e del 2,1% annuo, al top dal gennaio 2013 quando ci fu un incremento del 2,2%.

L'Istituto riafferma il dato preliminare, dunque, spiegando che "il forte recupero dell'attività produttiva riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell'industria, sia nel terziario. A sostenere la crescita sono state le componenti interne dei consumi e degli investimenti (+2,6 e +0,5 punti percentuali), mentre quella estera ha fornito un apporto di 0,3 punti. Negativo il contributo delle scorte per (0,8 punti). Le ore lavorate sono cresciute del 3,9% in termini congiunturali, le posizioni lavorative dell'1,9%, i redditi pro capite sono risultati stazionari". Secondo i calcoli di Unicredit, con la conferma della variazione il Pil resta del 4% circa sotto i livelli pre-crisi.

Al giro di boa del 2021, la crescita acquisita dell'Italia è così del 4,7%: di tanto rimbalzerebbe la ricchezza nazionale, dopo il crollo del 2020 legato ai lockdown, se nella seconda metà dell'anno non ci fossero variazioni congiunturali e il motore andasse avanti in folle. Si tratta, per questo dato, di una leggera revisione al ribasso rispetto al +4,8% messo in conto con la stima preliminare di fine luglio.

Meno rilevante, perché si confronta con un periodo eccezionale come la primavera del 2020, il balzo annuo del 17,3% nei confronti del secondo trimestre dell'anno scorso: rappresenta comunque un massimo mai registrato nelle serie storiche, avviate nel 1995.

Si conferma dunque un rimbalzo anticipato dell'economia tricolore, che è ora alla prova della conferma nel periodo estivo e autunnale. Secondo gli osservatori, gli ultimi dati sulla fiducia e sulla produzione o il fatturato delle industrie certificano che la forte spinta del settore primario si è esaurita. Per questo, resta da vedere quanto i consumi delle famiglie (che, dopo i lockdown, sono tornati a orientarsi sui servizi quali viaggi e attività all'aperto) riusciranno a raccogliere il testimone della ripartenza: l'eventualità che la situazione sanitaria comporti nuove restrizioni è lo spauracchio principale. Al governo si mette in conto di superare il +5% del Pil alla fine dell'anno, il ministro Giorgetti si è spinto ad alzare l'asticella oltre il +6%.

Se si prendono i dati Ocse pubblicati ieri, il 2,7% di rimbalzo messo a segno dall'Italia sfiora il primato. In media l'economia degli Stati membri dell'Organizzazione è cresciuta nel periodo dell'1,6%, rimanendo sotto i livelli pre-Covid ma comunque ben oltre il +0,6% registrato nel trimestre precedente. Il ritmo di crescita è stato lo stesso per le sette grandi economie nel loro insieme, ma con forti disparità da un Paese all'altro. Il Regno Unito ha registrato un +4,8%, seguito proprio dall'Italia a +2,7%. La Germania ha registrato +1,6% e la Francia +0,9%. Nella zona euro la media si è attestata così al +2%.

La Coldiretti ha commentato i dati Istat rimarcando il "risultato storico fatto segnare dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy che registrano un aumento record del +23,1% a giugno con una proiezione in valore su base annuale stimata in 50 miliardi nel 2021", che ha spinto la crescita del Pil. "L’Italia può ripartire dai suoi punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi con un ruolo di traino per l’occupazione e l’intera economia", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’emergenza Covid il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore pari al 25% del Pil con 538 miliardi di euro lungo l’intera filiera agroalimentare allargata dal campo alla tavola e ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”.  La svolta – conclude la Coldiretti - è evidente anche in Italia dove alla crescita dei consumi familiari si accompagna la ripresa dei pasti fuori casa per mangiare in ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi, pub o gelaterie dopo il crack del 2020 che ha dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020.

Per quel che concerne i prezzi, dopo la Germania di ieri anche l'Italia mostra segnali di accelerazione sebbene sotto il livello tedesco. Dinamiche che alimenteranno il dibattito interno alla Bce sulla necessità di iniziare a normalizzare la politica monetaria, visto che l'obiettivo per i prezzi è al 2%. Sempre l'Istat, ad agosto, ha tracciato una crescita dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi che segna un aumento dello 0,5% su base mensile e del 2,1% su base annua (da +1,9% del mese precedente). L'accelerazione tendenziale dell'inflazione si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei Beni energetici (da +18,6% di luglio a +19,8%) e in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +11,2% a +12,8%).

Torna a crescere anche il cosiddetto "carrello della spesa".  I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona segnano un +0,8% tendenziale a fronte della variazione nulla di luglio. Nelle stime preliminari, quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto accelerano dal +2% al +2,5%.

La dinamica dei prezzi si sta estendendo, a ritmi diversi, a tutta Europa. L'indice armonizzato a livello Ue per l'Italia è del +2,6% mentre nella zona euro, secondo la stima flash di Eurostat, il tasso è salito al 3% ad agosto, in aumento dal 2,2% di luglio e sopra le previsioni che lo davano al +2,8%. A pesare soprattutto l'energia (15,4%, rispetto al 14,3% di luglio), seguita dai beni industriali al netto dell'energia (2,7%, rispetto allo 0,7% di luglio), alimentari, alcolici e tabacco (2%, rispetto all'1,6% di luglio) e servizi (1,1%, rispetto allo 0,9% di luglio). Il tasso più elevato è in Estonia (5%), Lituania (4,9%) e Belgio (4,7%).

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