Nei giorni scorsi hanno lanciato segnali di preoccupazione gli imprenditori della ceramica, esposti al rincaro del metano, il combustibile principe nei forni per la cottura dei materiali ceramici.
Rincari del 231% nei costi del gas e del 166% nell’energia elettrica sono rilevati da uno studio del Centro Studi di Confindustria Brescia su un campione significativo di 113 aziende associate con 10.500 addetti, e osserva il presidente Franco Gussalli Beretta che per le aziende c’è «il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati».
Ecco le vetrerie. Per fondere il vetro, l’industria italiana brucia in genere più di un miliardo di metri cubi di metano l’anno (1,5% dei consumi nazionali) ed esprime un fabbisogno di energia elettrica di 3 miliardi di chilowattora l’anno. Commenta il presidente dell’Assovetro, Graziano Marcovecchio, che «le alte temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, pena danni irreversibili, ci rendono particolarmente esposti a quanto sta accadendo».
L’agroalimentare sente già gli effetti dei rialzi: «L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi — spiega una nota della Coldiretti diffusa ieri. — Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi».
Le previsioni degli esperti
Marco Bernardi, presidente della società elettrica Illumia, durante un evento ha chiesto all’economista dell’energia Alberto Clô «come la situazione che stiamo vivendo impatta la tanto auspicata liberalizzazione che attendiamo da tanto tempo». La risposta di Clô è stata venata dal pessimismo della ragione: la crisi energetica era «tutt’altro che inattesa», ha detto al meeting di Illumia, e «ha fatto emergere una serie di questioni che la retorica della transizione energetica ha cancellato dal dibattito pubblico. Una crisi non temporanea ma strutturale che richiede alle imprese e a tutti i soggetti di adeguarsi: dovete riprendere a guardare l’andamento dei mercati e vi accorgerete della fragilità del sistema». «La retorica sulla transizione ecologica — ha concluso l’economista — ha nascosto alcune verità: il metano è essenziale ed è necessario che imprese petrolifere riprendano gli investimenti».
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