Le società del gruppo Caltagirone aderenti al patto parasociale di consultazione su Generali con Delfin, holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio, e Fondazione Crt, fondazione di origine bancaria che oggi raccoglie oltre il 16% del capitale del Leone, ha comunicato ai due soggetti il recesso «unilaterale e immediato», come si legge nella nota, dall’accordo.
Una propria lista per il rinnovo del cda
In una lettera inviata all’amministratore delegato di Delfin, Romolo Bardin, e al presidente di Fondazione Crt, Giovanni Quaglia - le società con le quali Francesco Gaetano Caltagirone è primo azionista privato di Generali, il gruppo Caltagirone spiega di ritenere «ormai superata la funzione cui il patto era preordinato», per si intende «favorire la consultazione delle parti in vista delle determinazioni da assumere in occasione della prossima assemblea di Generali». Riguardo alla presentazione di liste di maggioranza o di minoranza non era stato preso nessun impegno, né in merito al voto nell’assemblea del Leone. A questo proposito, il gruppo Caltagirone ha deciso di presentare una propria lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione. Nella nota si legge: «Le società del gruppo Caltagirone hanno maturato la decisione di presentare una propria lista per il rinnovo del cda di Assicurazioni Generali, sebbene non sia stata ancora assunta una univoca determinazione circa la promozione di una lista cosiddetta “lunga” oppure “corta”». Questi i motivi alla base della decisione da sciogliersi dagli impegni di consultazione.
La volontà di perseguire le proprie strategie del gruppo Caltagirone
La finalità espressa nel patto, si legge ancora nella lettera, riguardava più una stretta collaborazione informativa - anche attraverso il costruttivo confronto con gli organi della compagnia e i soci strategici della stessa - nell’ottica di una più profittevole ed efficace gestione della società. Non è mai emersa da parte della compagnia «alcuna effettiva disponibilità al confronto rispetto alle finalità condivisa dai pattisti». Un esempio è la volontà di confermare il ceo Philippe Donnet, che «è stata resa nota prima e a prescindere da alcuna adeguata interlocuzione e per di più prima dell’approvazione della procedura, assai censurabile nei contenuti, per la presentazione di una lista del consiglio, scelta che non è sorretta da alcuna giustificata motivazione». Si sottolinea, inoltre, che Generali «ignora le istanze di cambiamento condivise dagli aderenti al patto e ha presentato un piano nel solco della gestione sino ad ora portata avanti» e dal patto stesso ritenuta «insoddisfacente». Nonostante questo, «continuano a essere diffuse dalla stampa illazioni circa diversi e ulteriori obiettivi che i paciscenti avrebbero inteso perseguire». Ecco perché la decisione di recedere immediatamente dal patto: da parte del gruppo Caltagirone per «perseguire le proprie strategie e prescegliere le proprie politiche di voto e di esercizio delle prerogative di azionista in modo aperto al confronto con il mercato e la generalità degli investitori».
Generali, Caltagirone esce dal patto e presenta una lista propria per il cda - Corriere della Sera
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