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Friday, December 23, 2022

Bollette, via libera ai rincari per i contratti scaduti: il Consiglio di Stato boccia l'Antitrust - Corriere della Sera

Rischiano di aumentare le bollette di gas e luce. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto il ricorso della multiutility Iren – rappresentata dagli avvocati Eugenio Bruti Liberati, Fausto Caronna e Roberto Bonsignore (Cleary Gottlieb) – contro l’Antitrust e in particolare contro il provvedimento dell’Antitrust che bloccava i rincari di luce e gas anche per i contratti scaduti e da rinnovare. La norma in questione, introdotta con il decreto Aiuti bis ad agosto e in vigore fino al 30 aprile 2023, sospende l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura sia dei preavvisi già inviati alla clientela. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto applicarla anche ai contratti scaduti e ha poi messo nel mirino anche altre aziende energetiche.

La richiesta di Iren

Iren, in particolare, ha chiesto di disporre la sospensione dell’efficacia del provvedimento impugnato «nella parte in cui impone ad Iren di sospendere la variazione delle condizioni economiche contrattualmente scadute», sostenendo che «la mera sollecita fissazione dell’udienza di merito – senza la sospensione dei provvedimenti gravati, nella parte in cui hanno sospeso l’applicazione degli aggiornamenti di prezzo dopo la loro scadenza contrattuale, imponendo a Iren di darne comunicazione individuale alla propria clientela – non scongiurerebbe i danni gravi e irreparabili che l’esecuzione dei provvedimenti gravati», causerebbe all’odierna appellante.

L’appello

«L’appellante - si legge nel dispositivo dei giudici - sosteneva che senza l’aggiornamento dei prezzi nei confronti del cliente si verificherebbe, a causa del costringimento (imposto con il provvedimento impugnato) di fornire al cliente l’energia ai sensi del prezzo fisso del contratto, sotto i costi attuali di approvvigionamento, un danno emergente di entità straordinaria, da essa quantificato in 264 milioni di euro, legato agli acquisti e relativi costi di gas e energia elettrica già effettuati e oggetto di stipula con Terze Parti di contratti di copertura per rendere tali costi variabili in fissi, minacciando l’equilibrio economico-finanziario della Società».

L’ordinanza

Il Consiglio di Stato ha ritenuto necessario provvedere a una sospensione del provvedimento impugnato «solo nella parte in cui esso investa contratti a tempo determinato o contratti che prevedano una scadenza predeterminata delle condizioni economiche a data precedente il 30 aprile 2023 essendo in questione in tal caso non l’esercizio dello ius variandi ma un rinnovo contrattuale liberamente pattuito dalle parti». Il Consiglio di Stato ha accolto l’istanza cautelare e sospende in parte il provvedimento impugnato dall’appellante – recante un generalizzato ordine nei suoi confronti di sospendere ogni variazione nei contratti di fornitura - nei sensi e limiti di cui in parte motiva ossia ove riferisce tale ordine, certamente fondato normativamente quando si tratta di variazioni unilaterali, anche a fattispecie di aggiornamento prezzi per rinnovo di contratto scaduto.

Un valore sistemico

L’intervento del Consiglio di Stato ha un rilievo sistemico perché, dopo il provvedimento nei confronti di Iren, l’Autorità Antitrust ne ha adottati analoghi nei confronti di tutte le principali imprese del settore, essendo la prassi di inviare «aggiornamenti» dei prezzi dopo la loro scadenza contrattuale applicata in tutto il settore. Dato il vertiginoso incremento dei costi di approvvigionamento di gas ed elettricità verificatosi nel corso del 2022, il divieto imposto dall’Autorità avrebbe quindi comportato, non solo per Iren, ma per tutto il comparto dell’energia un obbligo di forniture sottocosto, causando perdite economiche enormi.

Utilitalia: primo passo nella giusta direzione

«La delibera odierna del Consiglio di Stato - ha commentato Utilitalia - rappresenta un primo passo nella giusta direzione per chiarire la questione degli aumenti dei prezzi dell’energia previsti alla scadenza dei contratti, bloccati nei giorni scorsi dall’Antitrust». La Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche evidenzia come «una questione così strategica debba essere risolta attraverso una chiara decisione politica e non a colpi di sentenze. Decisione, oltretutto, in linea con il Regolamento europeo in materia di caro energia (Regolamento UE 2022/1854) che prevede che se uno Stato interviene sui prezzi dell’energia, di fatto regolandoli, è tenuto a risarcire le imprese. Di certo il costo economico di limiti nazionali ai prezzi retail non può ricadere esclusivamente sulle imprese del settore energetico, già alle prese da mesi con costi delle materie prime ai massimi storici».

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