«Gender gap» ancora marcato
Anche nel 2022 le adesioni sono proseguite nel segno del “gender gap”. Gli uomini rappresentano il 61,8% degli iscritti alla previdenza complementare. Con una punta del 73% nei fondi negoziali.
Solo il 18,8% degli iscritti ha meno di 35 anni
Nel dossier si sottolinea che anche l’andamento del 2022 «conferma un gap generazionale». La distribuzione per età «vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all'età di pensionamento: il 48,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni». Una situazione non dissimile da quella rilevata dalla Covip cinque anni fa.
Risorse leggermente in calo
L’andamento negativo dei mercati finanziari ha avuto una ricaduta sulle risorse della previdenza complementare che a fine 2022 si attestano a 205,6 miliardi, in calo del 3,6% rispetto al 2021, ma comunque con «un ammontare pari al 10,8% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane».
Hanno raggiunto i 18,2 miliardi i contributi incassati nel 2022, che risultano in crescita in tutte le forme pensionistiche complementari: 6,1 miliardi sono affluiti ai fondi negoziali (+4,6%), 2,8 miliardi ai fondi aperti (+7,8%), 5 miliardi ai Pip (+2,4%) e 4,1 miliardi ai fondi preesistenti (+1,5%).
Anno nero per i rendimenti
Nella relazione annuale della Covip si osserva che «le turbolenze dei mercati finanziari hanno inciso sui risultati di gestione delle forme complementari, tanto per le linee di investimento a maggiore contenuto azionario quanto per quelle obbligazionarie». I comparti azionari hanno registrato perdite in media pari all’11,7% nei fondi negoziali, al 12,5% nei fondi aperti e al 13,2 nei Pip. Per le linee bilanciate i rendimenti medi sono stati negativi in tutte le forme pensionistiche: 10,5% nei fondi negoziali, 11,5 nei fondi aperti e 12,3 nei Pip. «Di importo non molto inferiore – si legge nel dossier - sono anche le perdite subite nell’anno dai comparti obbligazionari». Gli obbligazionari misti hanno perso il 10,3% nei fondi negoziali, il 7,6% nei fondi aperti; gli obbligazionari puri hanno registrato perdite del 3,5% nei fondi negoziali e del 10,9% nei fondi aperti. Ma l’Authority afferma che «una corretta valutazione della redditività del risparmio previdenziale non può tuttavia limitarsi ai rendimenti di un solo anno, ma deve fare riferimento a orizzonti più lunghi e coerenti con vincoli temporali che a esso si applicano in ragione degli obiettivi perseguiti». E sempre la Covip a questo proposito fa notare che su un periodo di osservazione decennale (da fine 2012 a fine 2022) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,7% e il 4,9%; «viceversa, le linee obbligazionarie mostrano rendimenti medi vicini allo zero; le linee bilanciate rendimenti medi che vanno dall'1,7% dei PIP di tipo unit linked al 2,7% dei fondi negoziali, al 2,9% dei fondi aperti». Il tasso di rivalutazione medio annuo del Tfr è stato pari al 2,4%.
Fondi pensione, nel 2022 rendimenti giù anche del 12,5% ma aumentano contributi e iscritti - Il Sole 24 ORE
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