di Antonio Patuelli *
Non solo il mondo internazionale dell’economia e della finanza segue quanto mai con grande interesse lo svolgimento dell’annuale convegno che si tiene, come di consueto, a Jackson Hole (Usa), dove convergono e discutono, fino a oggi, i Governatori delle principali Banche Centrali del globo.
Inevitabilmente gli argomenti centrali di questi giorni sono come combattere l’inflazione, gli andamenti dei tassi d’interesse, come evitare che prevalgano le spinte recessive e come utilizzare le sempre più nuove tecnologie per favorire lo sviluppo senza asservire le persone, limitandone i diritti.
Finora le terapie adottate per combattere l’inflazione sono state soprattutto quelle classiche, caratterizzate da manovre complessive di strette monetarie a cominciare dagli aumenti dei tassi ufficiali di sconto da parte delle Banche Centrali: in questi giorni la Turchia li ha addirittura elevati dal 17,5% al 25%, mentre gli Usa hanno il 5,5%, il Canada il 5%, la Gran Bretagna il 5,25%, quando l’Europa dell’Euro è più prudentemente al 4,25%.
Indubbiamente è un importante valore da rispettare e tutelare in pieno e sempre l’indipendenza delle Banche Centrali da condizionamenti e pressioni di ogni genere: si tratta di un fondamentale presupposto dell’autorevolezza, della solidità e della stabilità delle monete, riconosciuto e garantito soprattutto dagli ordinamenti giuridici e dalle culture che poggiano su principi costituzionali di democrazia e libertà. Ma nelle società aperte tutto è continuamente in discussione e, quindi, a Jackson Hole e nel mondo rimbalzeranno le analisi, anche scientifiche, sull’efficacia degli aumenti dei tassi per ridurre l’inflazione. Infatti l’interrogativo che sempre più frequentemente emerge è se le sole politiche monetarie siano sufficienti per combattere l’inflazione che è una delle più ingiuste tasse sugli onesti. Le riduzioni dei deficit e dei debiti pubblici sono, dopo la pandemia, ritornate ad essere un fondamentale tema strategico parallelo alla lotta all’inflazione e ad essa connesso.
L’interrogativo ora forse più inquietante è se gli aumenti dei tassi d’interesse, oltre a combattere l’inflazione con le classiche strette monetarie, possano anche in parte, indirettamente, alimentarne alcuni fattori.
Ultimamente, da più parti, come per diverse materie prime, emergono dati che evidenziano riduzioni degli incrementi dei prezzi che non debbono essere trascurate e che potrebbero convincere ad evitare nuovi inasprimenti delle strette monetarie innanzitutto in Usa e nell’Europa dell’Euro.
In tal senso sono stati certamente molto lucidi, tempestivi e lungimiranti i ragionamenti svolti su inflazione e tassi, in particolare nell’ultimo difficile anno, dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e dal suo successore nominato Fabio Panetta. Confidiamo che i loro autorevoli ragionamenti trovino grande ascolto in questi giorni a Jackson Hole.
* Presidente Associazione Bancaria Italiana
Doccia fredda dalla Fed e dalla Bce Powell: pronti ad alzare ancora i tassi - QUOTIDIANO NAZIONALE
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