Mutui, conviene ancora puntare sul tasso variabile?
Ha senso dopo l’ultimo aumento dei tassi deciso dalla Bce, il decimo consecutivo da luglio 2022, puntare sul tasso variabile per avviare un mutuo? Per rispondere partiamo da alcuni dati di fatto. Il primo è che oggi i tassi fissi costano in media tra 80 centesimi e un punto meno dei variabili: è una situazione atipica e che contraddice il buon senso ma è così ormai da un anno e non si sa fin quando perdurerà. La seconda è che l’Euribor, il parametro di indicizzazione dei mutui variabili, non segue più pedissequamente l’andamento del tasso Bce. Attualmente il parametro a tre mesi è 55 centesimi più basso rispetto al 4,5% del tasso di riferimento di Francoforte, l’Euribor a 1 mese è 70 centesimi più basso. Significa che tutto sommato sul mercato dei capitali non si ritiene che livelli così alti del costo del denaro siano destinati a consolidarsi. Terza considerazione è che il variabile non va bene a chi abbia timore del futuro e quindi la scelta in questo caso è fuori discussione. Idem per la quarta considerazione: per avviare un mutuo variabile bisogna avere la capacità finanziaria di rimborsare rate più elevate di quella iniziale qualora il costo del denaro aumentasse. Se si parte con un esborso mensile al limite meglio lasciar perdere.
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17 set 2023
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Mutui, torna l’ora del variabile? Cosa cambia con i tassi ai massimi: il confronto con il fisso - Corriere della Sera
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