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Sunday, September 3, 2023

Urso: «Imprese indebitate? Lavoriamo a un intervento sui crediti deteriorati» - Corriere della Sera

Urso: «Imprese indebitate? Lavoriamo a un intervento sui crediti deteriorati» Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a Cernobbio

Adolfo Urso, come ministro delle Imprese e del Made in Italy, si trova al cuore di alcune scelte essenziali per il governo: il dosaggio dell’intervento dello Stato in economia, le operazioni nel tessuto produttivo e l’ipotesi di una misura per alleviare il peso di almeno parte dei 279 miliardi di euro di crediti deteriorati di più di un milione di italiani schiacciati dai debiti; oggi sono detenuti da fondi d’investimento, che li hanno riacquistati dalle banche.

Ministro, il governo sta ampliando il campo dei settori strategici da tutelare dagli investitori esteri. Siete protezionisti?
«Guardiamo ai fatti — dice Urso da Cernobbio, dove oggi interverrà al Forum Ambrosetti —: per quanto riguarda il golden power (i poteri speciali del Tesoro sulle imprese strategiche, ndr ), abbiamo messo un solo divieto e dato tredici consensi con prescrizione: agli investitori ciprioti e israeliani nella raffineria di Priolo per esempio abbiamo chiesto di certificare per dieci anni la provenienza del petrolio. L’unico divieto è legato a un’operazione che coinvolgeva del denaro russo. In confronto, il governo di Mario Draghi ha dato un divieto e 21 consensi con prescrizioni: siamo in continuità».

Dell’ipotesi di investimento di Intel non si sente più parlare, mentre il gruppo americano ha annunciato piani in altri Paesi europei. Hanno chiesto troppi aiuti di Stato?
«In realtà, il progetto da noi non è in competizione con gli altri. Riguarda una tecnologia mai provata prima».

Ma resta in piedi?
«Intel aveva fatto un piano su più Paesi europei, che ha presentato a Bruxelles. L’investimento italiano era compreso tra quelli e stiamo ancora dialogando. Anche perché il governo Draghi, il nostro e le regioni candidate hanno garantito loro tutto quello che hanno chiesto. Abbiamo predisposto risorse significative e abbiamo risposto anche sul piano di tutte le norme tecniche o dei lavori preparatori indicati».

Se il piano Intel resta al palo, l’Italia che fa?
«Abbiamo cominciato subito a lavorare al piano nazionale sulla microelettronica, anche con una task-force che si è recata a Taiwan, a Seul, a Tokyo, negli Stati Uniti per presentare le opportunità di investimento alle principali multinazionali. Abbiamo istituto la Fondazione per i chip che avrà sede a Pavia e un piano di attrazione per gli investimenti che include procedure di visti accelerati per gli ingegneri, e un nuovo credito di imposta per le imprese più innovative. Il lavoro sta cominciando a dare frutti e alcune aziende hanno già mostrato interesse. Aggiungo che questo governo dall’inizio lavora per creare un clima favorevole agli investimenti e i risultati sono evidenti: la Borsa Italiana è cresciuta do 21,1% dal primo gennaio, più di qualunque borsa europea; lo spread si è ridotto drasticamente, dai 253 punti base di settembre 2022 ai 164 di oggi».

Ministro, alla Camera c’è una proposta di legge del suo partito, Fratelli d’Italia, che mira a permettere ai debitori in default di riacquistare sottocosto dai fondi i loro stessi crediti deteriorati. Lei che ne pensa?
«Nel 2018 Fratelli d’Italia presentò proposta di legge sui crediti deteriorati. Poi quasi tutte le altre forze politiche presentarono proposte simili, anche in questa legislatura, che sono all’esame del Parlamento».

Dunque lei appoggia?
«Ci sono diverse proposte con diverse soluzioni. Abbiamo iniziato un confronto con tutti gli attori, per capire se e come si può affrontare la questione con la massima condivisione. Ovviamente l’intervento dovrà tener conto della realtà odierna: non è più quella del 2018, anche perché il mercato si è sviluppato. Se arriveremo a una proposta, sarà solo con il consenso di tutto il governo e la partecipazione — e, se possibile, il consenso — di tutti gli attori. Dev’essere una proposta positiva, che supera i problemi».

A cosa punta?
«L’obiettivo è trovare il modo per far tornare in bonis un certo numero di debitori. Quando per la prima volta presentammo la legge, c’erano 1,2 milioni di persone coinvolte».

Può essere più specifico?
«Quando una persona ha il credito incagliato per il capannone che non è più riuscito a ripagare, non riesce più ad avere finanziamenti per la sua attività: io guardo soprattutto agli artigiani e alle piccole imprese. Il punto è come far tornare pienamente in attività queste persone così importanti per il nostro tessuto produttivo e sociale».

Non si rischia di interferire con i meccanismi di mercato, far fuggire i fondi e alla fine rendere il credito più caro?
«Assolutamente no, il nostro intendimento è quello di facilitare il mercato. Lo faremo solo se riscontreremo una larghissima condivisione, anche e soprattutto di chi opera in questo settore. La volontà è di migliorare le condizioni e comunque parliamo di crediti incagliati al di sotto di un milione di euro: micro-attività».

Volete farlo anche per le famiglie?
«Per ora stiamo parlando di attività produttive. Però è un confronto in atto. Tutti i nostri provvedimenti vengono fatti sulla base di un confronto sociale, perché crediamo molto nella condivisione. Si tratta di riflessioni sulla base di iniziative parlamentari e siamo consapevoli che dev’essere tutto accolto positivamente sia dai soggetti debitori, sia da chi opera in un settore che — ne siamo consapevoli — è di mercato».

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dice che lo Stato dovrebbe pensare a fare dismissioni. Che ne pensa?
«Il governo sta facendo due operazioni: Ita-Lufthansa e Kkr-Tim. Sono in partnership con investitori privati internazionali, che prendono in prospettiva le partecipazioni più ampie. E sono operazioni a condizioni di mercato».

Condivide l’idea del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sull’uscita dello Stato da Mps?
«Assolutamente sì. Mi ritrovo nelle parole di Tajani, lo Stato non deve rimanere in una banca. Ovviamente è Giorgetti che deve valutare quali siano i tempi migliori per farlo».

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