Cosa cambia nel 2024
Con il primo gennaio 2024 il decreto che avvia il primo stop della riforma Irpef voluta dal governo Meloni inizia a produrre i suoi effetti. Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale previsto dalla Manovra, si tratta solo di una conferma di quanto era già in vigore da metà dell’anno scorso: taglio contributivo del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per i redditi fino a 35 mila euro. Nessuna ricaduta concreta dunque sugli stipendi. Discorso diverso, invece, per l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef in un’aliquota unica al 23% per redditi fino a 28mila euro, cosa che può portare qualche mini vantaggio agli stipendi medio-bassi, nulla però per quelli più poveri, mentre per quelli più alti c’è il rischio «paradosso». A spiegarlo era stata la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, che parlando in Senato, di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte, aveva detto che «la modalità per fasce fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35 mila euro». Superata quella soglia, infatti, anche di un solo euro «la perdita è di circa 1.100 euro» (si tratta ovviamente dei potenziali benefici, non di una perdita del reddito). Inoltre, per i redditi sopra i 50 mila euro viene introdotta una franchigia di 260 euro sulle detrazioni, cosa che può andare ad azzerare i benefici derivanti dall’accorpamento degli scaglioni. Altra novità riguarda l’aumento da 1.880 a 1.955 euro della detrazione di base per i lavoratori dipendenti, che vengono così allineati alla No Tax Area prevista per i pensionati.
05 gen 2024
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Riforma dell’Irpef, chi ci guadagna e chi ci perde dalla riduzione a tre scaglioni - Corriere della Sera
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