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Saturday, March 27, 2021

Condono cartelle esattoriali: come funziona e come calcolare il reddito - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

4' di lettura

Un dato è certo: non sarà un condono per tutti. Il compromesso politico che ha portato alla stesura della cancellazione automatica delle cartelle nel decreto Sostegni (articolo 4 del Dl 41/2021) fissa due requisiti per rientrare. Con buona pace di quanti avevano sperato di potersi liberare in un sol colpo delle vecchie pendenze con il Fisco o con bolli auto, multe stradali non pagati e risalenti a diversi anni addietro. Già, perché lo stralcio automatico riguarderà le cartelle dal 2000 al 2010 e per chi ha un reddito imponibile non superiore a 30mila euro. Ma all’interno di questo recinto è necessario operare dei distinguo, tenendo comunque presente che le regole oggi in vigore sono ora all'esame delle Camere e potrebbero per questo essere ritoccate o modificate nei prossimi 60 giorni.

Gli importi e le date

Guardiamo prima di tutto al parametro oggettivo. La norma parla di «debiti di importo residuo, alla data di entrata in vigore del presente decreto, fino a 5.000 euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010». Pur in assenza di chiarimenti ufficiali, ci sono almeno almeno due aspetti da fissare bene a mente.

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Più debiti nella stessa cartella

L’ espressione «i singoli carichi» che era stata già adottata nello stralcio delle mini-cartelle fino a mille euro della pace fiscale di fine 2018 dovrebbe significare che si considerano le singole violazioni oggetto di contestazione e poi di recupero coattivo. Tradotto più semplicemente, significa che se in una cartella sono “sommati” più debiti - riferiti ad esempio, a contestazioni del Fisco su imposte dovute per più anni - si considera sempre la singola partita. Quindi se ognuna di queste non supera alla data del 23 marzo 2021 (giorno in cui è entrato in vigore del decreto Sostegni) i 5mila euro può rientrare nella cancellazione automatica, sempre che il debitore rientri nei limiti reddituali. Questo significa che potrebbero essere cancellate anche cartelle che complessivamente contengono più debiti che sommati tra loro superano i 5mila euro. Tanto per fare un esempio, se in una cartella ci sono sanzioni per violazioni del Codice della strada (multe stradali) per 2.000 euro e contestazioni per imposte locali (Ici o tassa rifiuti, visto che l’Imu e la Tari sono di molto successive) per 4.000 euro, potrebbe comunque - in presenza di tutte le altre condizioni previste - essere stralciata.

Non conta la data di consegna

Un altro aspetto su cui il compromesso politico ha fissato uno steccato (almeno nel testo entrato in vigore perché poi c’è tutta la partita della conversione parlamentare) è che si tratti di singoli carichi «affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010». Cosa vuol dire? La data rilevante non è quella della contestazione originaria ma quella in cui l’ente creditore (ad esempio l’agenzia delle Entrate, un Comune o l’ente previdenziale) hanno chiesto al soggetto che opera la riscossione per loro conto, prevalentemente l’ex Equitalia (ora si chiama agenzia delle Entrate Riscossione), di procedere al recupero coattivo (ossia anche con le maniere forti) della somma vantata. In pratica, è verosimile che si tratti di violazioni commesse molti anni addietro, quindi molto prima che la riscossione fosse incaricata di recuperarli. E in questo caso non è rilevante la data di notifica ossia - per semplificare - quella in cui la cartella è stata materialmente consegnata nelle mani del contribuente, perché ad esempio un debito affidato nel 2011 potrebbe anche essere contenuto in una cartella notificata nel 2012 o anche dopo.

Come si calcola il reddito

L’altro aspetto riguarda il parametro soggettivo. Il reddito imponibile non deve aver superato i 30mila euro nel periodo d’imposta 2019: un vincolo che interessa tanto i cittadini (le persone fisiche) che le società o gli enti (persone giuridiche). Bisogna pertanto far riferimento alla dichiarazione dei redditi 2020. A rigor di logica, si dovrebbe considerare l’imponibile già al netto degli oneri deducibili, ossia quello su cui poi si applica l’aliquota che determina le imposte sui redditi. E nel calcolo dovrebbero essere sommati tutti i redditi percepiti dal singolo contribuente, con l’esclusione di quelli a tassazione separata.

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