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Tuesday, April 6, 2021

Benetton, da Autogrill ad Abertis dove va la famiglia senza le autostrade - Corriere della Sera

E ora ci vorrà una nuova visione di lungo termine per i quattro rami della famiglia Benetton, raccolti nella cassaforte Edizione. Quello di Luciano, con il figlio Alessandro, dei cugini Sabrina (figlia di Gilberto), Christian (figlio di Carlo) e Franca Bertagnin Benetton (figlia di Giuliana). Ma non sarà più sufficiente una consultazione a quattro. Perché il gruppo oggi presidiato dalla seconda generazione della dinastia industriale nata con l’abbigliamento ora dovrà guardare oltre. Tutti e quattro i family office hanno peraltro perseguito anche una propria strategia di investimenti.

Per immaginare quale profilo avranno — e soprattutto con quali modalità saranno gestiti — gli investimenti post cessione di Aspi, bisognerà infatti anche capire quali sono le inclinazioni della terza generazione all’interno di ogni ramo familiare. Se la seconda generazione contava 14 eredi ora la terza ne vede 41. Molti sono ancora giovani, altri, come il figlio maggiore di Alessandro, o quelli di Sabrina ormai hanno più di vent’anni.

Ritrovata l’unità familiare

Non c’è ancora un percorso disegnato. Piuttosto un cantiere che — se la cessione di Autostrade per l’Italia da parte di Atlantia (della quale i Benetton hanno il 30% attraverso Edizione) alla cordata Cdp-fondi esteri per un corrispettivo di 9,1 miliardi, più altri benefici, sarà confermata dal board Atlantia — ora forse potrà partire. Certo è che rispetto alla scorsa estate i quattro rami della dinastia hanno ritrovato una maggiore coesione, dettata soprattutto dalla necessità (e dalla responsabilità) di dovere andare avanti. Visto che Edizione possiede, tra gli altri, asset come gli Aeroporti di Roma e le infrastrutture di Abertis sotto il cappello di Atlantia, le torri per le tlc di Cellnex e Autogrill. Vale a dire quel gioiello della ristorazione sulle autostrade che ora ha bisogno di varare nuovi investimenti dopo il calo dei flussi di traffico prodotto dalla pandemia. E l’aumento di capitale da 600 milioni lanciato da Autogrill — dei quali 300 milioni saranno sottoscritti da Edizione — è un po’ il simbolo della ritrovata unità tra gli eredi e della volontà di supportare le società partecipate. Almeno nel medio periodo.

Ma ognuno ha le sue idee

Per il resto, ognuno resta convinto delle sue idee. Alessandro in primo luogo. Il primogenito di Luciano, 57 anni, da tempo ha proprie attività e continua ad accarezzare l’idea di rendersi autonomo definitivamente. Da oltre un anno se ne parla, cioè da quando era stato nominato presidente di Edizione Gianni Mion, nell’ambito di un rinnovo del board che ha visto l’uscita del ceo Marco Patuano. Ma ora se ne discute in modo più sereno. Alessandro gestisce la 21 invest che ha attualmente in portafoglio 23 aziende con un fatturato aggregato di 1,6 miliardi, con all’attivo oltre cento investimenti in 28 anni di attività. La cugina Sabrina, figlia di Gilberto — l’interprete della diversificazione del mondo Benetton scomparso nel 2018 — ha lasciato il board di Edizione dove al suo posto è entrato suo marito, il commercialista Ermanno Boffa. A ritrovare fluidità nei rapporti ha aiutato la recente nomina a presidente di Edizione di Enrico Laghi con, tra l’altro, la delega al riassetto di Aspi, controllata all’88% da Atlantia. Ma anche dei consiglieri indipendenti Claudio De Conto e Vittorio Pignatti Morano, esperti di famiglie imprenditoriali.

Modello francese

Superate le difficoltà più gravi, si può tornar a parlare di futuro. Ma non sarà una questione immediata perché in questa fase tutte le partecipate di Edizione hanno fatto i conti con la pandemia e hanno bisogno di supporto. Sono state scartate fin qui le ipotesi affiorate in passato di una Ipo di Edizione o dell’ingresso di un socio di minoranza che si sostituisca a uno o all’altro dei quattro rami familiari. È possibile che si ragioni piuttosto attorno alla trasformazione di Edizione in un family office di stampo europeo, sul solco della tradizione inaugurata dalle dinastie industriali europee. Un esempio forse lo porta alla famiglia di Ponzano Veneto Franca Bertagnin Benetton, da qualche anno consigliere indipendente della quotata Wendel Group che fa capo all’omonima famiglia francese con tre secoli di storia negli investimenti industriali. Tra questi, Saint-Gobain, Capgemini, BioMérieux, Valeo. I Wendel erano industriali dell’acciaio, oggi hanno partecipazioni in grandi realtà come Bureau Veritas.

Il caso Cellnex

Se la strada fosse quella, allora si potrebbe immaginare la nuova Atlantia senza Aspi, ma con pezzi di pregio nelle infrastrutture, aggregata con altri gruppi del settore. Edizione a quel punto avrebbe una quota più piccola ma di realtà con maggior valore. Un modello forse c’è già in casa. Cellnex continua a mettere a segno acquisizioni. Ha varato per questo un nuovo maxi aumento di capitale da 7 miliardi al quale Edizione ha già annunciato che non parteciperà, facendosi diluire dall’attuale 13% a circa il 9%. Una quota più piccola di una realtà più grande, magari destinata ad altre aggregazioni.

Mediobanca e Generali

Un’ulteriore ipotesi vedrebbe Edizione in versione più asciutta con l’immobiliare, le quote finanziarie (Mediobanca e Generali) e le attività agricole. Mentre le partecipazioni nelle società quotate (Atlantia, Cellnex, Autogrill) potrebbero essere distribuite pro quota ai quattro rami familiari. Che a quel punto avrebbero in presa diretta azioni quotate e quindi le mani libere.

Il nodo United Colors

Progetti del genere potrebbero anche creare il consenso dei vari rami Benetton, liberi a questo punto di indirizzare i loro investimenti nelle attività che preferiscono. Ma ci sono molti passaggi da superare. Bisognerà identificare una nuova guida per Edizione che tenga la rotta di percorsi che sono comunque complessi. Poi c’è il tema Benetton group che da molti anni è in perdita (oltre 200 milioni lo scorso esercizio), una situazione ora complicata dai lockdown. Cederlo? Aggregarlo? Non sarà un’operazione scontata perché il gruppo di abbigliamento porta il nome della famiglia ed è guidato da Luciano Benetton.

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