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Monday, April 12, 2021

Vaccini e ritardi, AstraZeneca: «Stiamo lavorando duro per dare più forniture». Difficoltà sui componenti - Corriere della Sera

Il rapporto fra la Commissione Ue e AstraZeneca è difficile da quando le due parti nell’agosto scorso iniziarono a trattare. I negoziatori di Bruxelles persero tempo prezioso a trattare sul prezzo dei vaccini contro il Covid-19 che erano già meno cari sul mercato, tanto da non consentire profitti al produttore. Quelli del gruppo anglo-svedese indicarono scenari di fornitura che non si sono mai realizzati. Anche gli ultimi giorni non stanno facendo niente per migliorare le relazioni: da Bruxelles e da Cambridge, sede del gruppo farmaceutico, continuano a uscire versioni discordanti degli stessi eventi. Ultimo in ordine di tempo, la lettera di quasi un mese fa in cui la Commissione di fatto minaccia una causa per i ritardi di AstraZeneca nella consegna delle dosi.

Nella missiva l’esecutivo di Bruxelles dà venti giorni alla controparte per rispondere all’accusa di aver violato gli accordi. Di fatto suona come un ultimatum, scaduto giovedì. Ora dalla Commissione si lascia capire che AstraZeneca avrebbe lasciato passare la scadenza senza fornire le rassicurazioni richieste. Da Cambridge invece si replica che la risposta è arrivata e il confronto fra le parti starebbe andando avanti in maniera positiva. «Stiamo ancora aspettando» di acquisire «gli elementi necessari» — ha detto ieri all’Ansa il portavoce della Commissione Johannes Bahrke.

La versione dell’azienda è diversa. Dice al Corriere Pascal Soriot, l’amministratore delegato del gruppo farmaceutico: «Abbiamo risposto qualche tempo fa (alla lettera di Bruxelles, ndr) e il nostro team ha avuto una riunione molto collaborativa con la Commissione la settimana scorsa per discutere la nostra risposta e la via per avanzare. Stiamo lavorando duramente per aumentare le nostre forniture», ha detto Soriot.Un portavoce di AstraZeneca ha poi aggiunto poche parole che mettono in chiaro come, dal punto di vista dell’azienda, mancano i presupposti perché la Commissione citi in questa fase la controparte in tribunale. Il gruppo infatti avrebbe rispettato tutti i passaggi previsti dall’accordo. «Abbiamo risposto alla Commissione entro i tempi previsti dal meccanismo (contrattuale, ndr) di risoluzione delle liti», osserva un portavoce di AstraZeneca.

Resta il problema di fondo: l’accordo di agosto impegnava AstraZeneca a impiegare «la massima diligenza ragionevolmente possibile» per fornire all’Ue 300 milioni di dosi entro la prima metà del 2021; invece ne sono viste per 30 milioni fino a marzo e dovrebbero arrivarne altri settanta milioni entro giugno. In totale, appena un terzo del previsto. A Bruxelles si sostiene che l’azienda avrebbe commesso vari errori: non si sarebbe impegnata a sufficienza per procurarsi i principi attivi; avrebbe prenotato la stessa capacità produttiva dei suoi impianti britannici sia per rifornire la Ue che il governo di Londra, finendo per privilegiare quest’ultimo; e avrebbe chiesto in ritardo le autorizzazioni sui vaccini al regolatore europeo Ema.

Anche su questi punti, la versione che emerge in ambienti industriali è del tutto diversa. Le prime carenze sarebbero nate dal rendimento inferiore al previsto della coltura molecolare in un importante bioreattore di AstraZeneca in Belgio, evento sempre possibile in un processo biologico come quello di produzione dei vaccini. L’azienda avrebbe poi cercato di rimediare trasferendo all’Europa parte delle dosi in produzione in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in India, ma l’operazione si è arenata: in modi diversi, i governi dei tre Paesi hanno bloccato l’esportazione dei vaccini fuori dai propri confini. In sostanza, quello dei vaccini sarebbe ormai un problema politico da discutere al massimo livello di governo fra superpotenze commerciali.

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Quanto poi alla richiesta di autorizzazione arrivata all’Emain ritardo — solo in gennaio — dalla Gran Bretagna si fa notare che essa sarebbe stata presentata, al termine di molti scambi, solo quando il regolatore aveva segnalato che AstraZeneca poteva farlo. A differenza dell’Ema, si nota, l’agenzia del farmaco di Londra è rimasta in funzione durante le feste di fine anno e sarebbe stata più rapida nello sbloccare il dossier.

12 aprile 2021 (modifica il 12 aprile 2021 | 08:58)

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