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Monday, May 31, 2021

Banca d’Italia, dalla pandemia ai licenziamenti: le considerazioni di Visco davanti a soli 50 presenti - Corriere della Sera

Le vaccinazioni vanno avanti a ritmo serrato, il Paese sta ripartendo e l’economia inizia a dare segnali di crescita non più momentanei che consentono un ottimismo cauto e ragionato. È un quadro difficile ma con più speranze rispetto al 2020, quello in cui si svolgeranno, lunedì 31 maggio, le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. La pandemia, anche se i numeri sono in discesa, è ancora ben presente tanto che l’appuntamento, come nel 2020, si svolgerà in forma ridotta e mantenendo le rigide regole anti Covid. E così pure quest’anno il governatore parlerà, oltre che al direttorio e alle prime linee, a un ristretto numero di invitati, una cinquantina, scelti fra l’economia, la finanza e le forze sociali: fra gli altri, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dell’Abi Antonio Patuelli, i presidenti di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro e di Unicredit Pier Carlo Padoan, gli esponenti della Bce (ed ex Bankitalia), Andrea Enria e Fabio Panetta, leader sindacali e rappresentanti del Parlamento.

Gli scenari della pandemia

Nessuno, come prassi, del governo a rimarcare l’autonomia dell’istituto centrale. Non ci sarà la folla di giornalisti ma l’evento sarà trasmesso in diretta sul sito della banca e sulla Rai. Il governatore, come di consueto, limerà fino all’ultimo le parole della sua relazione. La solida base su cui si baserà il suo discorso sono i lavori scientifici degli organismi internazionali e degli esperti della Banca d’Italia la quale è riuscita a produrre, pur fra le mille difficoltà di reperire dati statistici solidi in tempi di Covid, una serie di paper, analisi e stime, per descrivere i danni e gli scenari futuri della pandemia. A questi Visco aggiungerà le valutazioni sue e del direttorio, in parte già espresse in questi mesi. Da quelle parole si evince come il governatore condivida la visione di un ragionevole ottimismo dei suoi ex colleghi di Banca d’Italia ora al governo, il presidente Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Il nostro Paese, dopo la catastrofe umana ed economica del 2020, potrebbe vedere un rimbalzo del Pil di oltre il 4% quest’anno.

Il nodo licenziamenti

Certo le sfide sono enormi. Via Nazionale ha più volte chiesto, in diverse sedi, di mantenere gli stimoli e gli aiuti all’economia a livello di Bce e di governi fino a quando necessario, organizzando una transizione ordinata. Le stime degli esperti della Banca d’Italia di una possibile impennata dei licenziamenti di 500 mila persone quando cadrà il divieto di farlo, sono state citate dai sindacati per chiedere all’esecutivo di rinnovare tale misura. Gli esperti della Banca hanno però anche sottolineato come tale misura abbia contribuito a sostenere il reddito delle famiglie ma non ha salvato comunque dalla distruzione di posti nel privato fra soggetti più fragili come giovani e donne. Inoltre hanno rilevato come un eccessivo prolungamento del blocco potrebbe bloccare la riorganizzazione di settori e la riallocazione dei lavoratori. Visco, come altri banchieri centrali, sta insistendo in questi mesi anche sull’opportunità della transizione ecologica sia per la Bce (che con i suoi acquisti di asset orienta il mercato) sia della finanza privata. In questo la Ue, che negli ultimi anni aveva perso smalto nello sviluppo del Pil, potrebbe essere leader del cambiamento terminando la sua dipendenza dall’estero delle fonti fossili.

Le aggregazioni bancarie

E infine le banche e il sistema finanziario. Le misure straordinarie varate dal governo come garanzie e moratorie hanno consentito di evitare una stretta del credito e fallimenti a catena ma ora, come nel caso dei licenziamenti, si avvicina il ritorno alla normalità. Più volte la Bce e la stessa vigilanza nazionale hanno ammonito gli istituti a iniziare a vagliare i crediti che non saranno ripagati per evitare una improvvisa esplosione di Npl. A Francoforte e a Roma l’attenzione è soprattutto verso quelle banche medie e piccole meno in grado di reperire capitali. Per queste la strada delle aggregazioni resta una opzione, seppure non l’unica. Di sicuro dopo qualche mese la “febbre di fusioni” del mercato è ripartita e la vigilanza dovrà esaminare nuovi scenari visto che la tecnologia e il post Covid hanno cambiato il volto delle banche e del loro rapporto con la clientela.

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