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Thursday, May 20, 2021

I leader del clima? Solo 10 italiane su 300 società in Europa. Fastweb è seconda - Corriere della Sera

Fra pochi mesi, in occasione della Cop26 in novembre a Glasgow, sotto la guida congiunta di Italia e Gran Bretagna, il mondo sarà chiamato a confrontarsi sul cambiamento climatico, per capire a che punto siamo con gli obiettivi stabiliti dal Trattato di Parigi, alla luce dei target più ambizioni annunciati dall’Unione europea e dall’adesione alla lotta contro il climate change della nuova amministrazione americana guidata dal presidente Joe Biden. E quali sono le misure più urgenti da adottare per invertire il trend.

La cattiva notizia è che il riscaldamento globale continua a progredire. Il 2020, insieme al 2016, è stato l’anno più caldo della storia, a livello globale e anche l’anno più torrido mai registrato in Europa.La buona notizia è che la pandemia del Covid-19 ha diretto verso l’emergenza climatica un’enorme quantità di risorse per favorire la ripresa dell’economia in chiave sostenibile.Questo spinge le aziende a pianificare comportamenti più virtuosi, che richiedono riorganizzazione aziendali, revisione die processi e nuove funzioni in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni nette.

LA CLASSIFICA IN EUROPA

A che punto siamo in Europa? Il «Financial Times» ha chiesto alla società di ricerca Statista di compilare una classifica per dettagliare i progressi delle aziende nella lotta contro il cambiamento climatico in Europa.Tra i diversi parametri presi in esami, è stata calcolata la riduzione percentuale, anno su anno, delle emissioni «core« di Co2 tra il 2014 e il 2019, allineata con la crescita dei ricavi. Con un ‘avvertenza: con emissioni core si intendono soltanto le emissioni Scope 1 e Scope 2, cioè quelle prodotte direttamente dall’azienda stessa e quelle prodotte nel generare l’energia utilizzata dall’azienda. Invece le emissioni Scope 3, che si verificano in tutti gli altri punti della catena del valore, non sono prese in considerazione, poiché non esiste uno standard unico per valutarle.

Ebbene, su 300 società di 33 Paesi europei con più di 40 milioni di euro di fatturato, figurano soltanto 10 società italiane. Per la cronaca, il primo posto spetta a un gruppo di moda britannico, Superdry, che ha tagliato le emissioni core di Co2 del 51,9%, pari a 363 tonnellate equivalenti di Co2, con una riduzione totale di gas serra del 96,3%.

LE AZIENDE ITALIANE

Però, a sorpresa, al secondo posto c’è l’italiana Fastweb. Il gruppo di telecomunicazioni guidato da Alberto Calcagno vanta un taglio di emissioni del 48,1% allineate ai ricavi nei 5 anni analizzati, per 3.223 tonnellate equivalenti di Co2, con una riduzione totale di gas serra del 95%. Tra le altre italiane il Creval, appena acquisita con un’Opa dal Credit Agricole, si piazza al 16° posto, con un taglio del 35,3%, per 310 tonnellate equivalenti di Co2, con un taglio totale dei gas serra del 91,7%. Metropolitane Milanesi (MM), 21° posto, ha diminuito le emissioni del 33%, per 6.983 tonnellate equivalenti di Co2, con un taglio totale dei gas serra del 85,5%.Unicredit, all’85° posto, ha tagliato le emissioni core del 17,4%, per 112.102 tonnellate equivalenti di Co2 , con una riduzione totale dei gas serra del 67,8%. subito dopo c’è il gruppo dell’energia Egea (86°) , con riduzione delle emissioni del 17,3%, per 144.186 tonnellate equivalenti di Co2 e un taglio totale dei gas serra del 47,1%. Enel è al 175° posto, con un taglio di emissioni core del 10,1%, che però in questo caso equivalgono a 72.280.000 tonnellate di Co2. Webuld(196°), nelle costruzioni ha ridotto le emissioni del 9%, per 393.964 tonnellate equivalenti di Co2, con una diminuzione totale dei gas serra del 24,5%. Più in basso c’è Epta, multinazionale specializzata nella refrigerazione della distribuzione organizzata, che ha ridotto il 7,2% di emissioni core, per 16.467 tonnellate equivalenti di Co2, con un taglio dello 0,2% dei gas serra. Il gruppo metallurgico genovese Metinvest Trametal ha ridotto le emissioni del 6,5&, per 66.710 tonnellate equivalenti di Co2, tagliando i gas serra totali del 9.6%. Tra le ultime, in fondo alla lista, figura A2a, che ha tagliato le emissioni del 4,7% per 7.056.566 tonnellate equivalenti, aumentando però i gas serra totali del 15.4%.

I PAESI E I SETTORI

Da notare che Fca, che ha tagliato le emissioni del 7,1% per 3.417.470 tonnellate equivalenti di Co2, con una diminuzione del 20.2% dei gas serra, è considerata olandese. Mentre St Microelectronics è in conto alla Svizzera (ha ridotto le missioni del 7%, per 1.258.777 tonnellate equivalenti di Co2 e un taglio dei gase serra del 10,3%), Nella classifica alta, compare poi Mediaset Spagna, all’8 posto, con il 39,8% di emissioni in meno per 525 tonnellate equivalenti di Co2 e un taglio dei gas serra del 91.9%, ma è assente la casa madre italiana.

Nel complesso hanno sede nel Regno Unito il maggior numero di aziende sulla lista, 93 in totale,seguito da Svizzera e Germania, con 35 ciascuno. I servizi finanziari sono il settore che ha ridotto maggiormente le emissioni di Co2, e data la presenza della city di Londra questo potrebbe spiegare il primato britannico.Anche perché le società finanziarie sono le più abili e attive nel trading dei certificati di carbonio.

Come detto, la lista è piuttosto complessa e, a seconda del parametro osservato, potrebbe risultare un ordine diverso. Ad esempio, la classifica cambia tenendo conto delle tonnellate di Co2 equivalenti tagliate in assoluto, oppure dell ‘intensità delle emissioni, calcolata in termini di gas serra in tonnellate per milione di euro di ricavi. Per semplicità abbiamo seguito l’ ordine discendete considerando il maggior taglio percentuale di emissioni core nei 5 anni presi in considerazione (2014-2019). La lista, perciò, non implica una classifica generale.

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