MILANO - Pietro Labriola è il nuovo amministratore delegato dell'ex monopolista delle tlc: lo ha deciso con voto unanime il consiglio di amministrazione presieduto da Salvatore Rossi. Non era mai successo che il capo di Telecom Italia venisse scelto da una provincia dell'impero come Tim Partecipacoes di cui è ceo dal 2019: prima di lui, solo Marco Patuano, nel 2014, era riuscito a salire nella stanza dei bottoni partendo dalla gavetta. Il resto dei tanti manager che si sono avvicendati al timone di Telecom dal '97 ad ora sono sempre venuti da fuori. Tra di essi, anche il suo predecessore Luigi Gubitosi, che ha lasciato ogni incarico lo scorso 17 dicembre.
Nato ad Altamura, 54 anni compiuti il primo ottobre, interista sfegatato, appassionato di sport e arte contemporanea, pieno di tatuaggi, Labriola è arrivato in Telecom nel 2001, dopo aver fatto diversi giri nelle telco, da France Tèlècom a Cable & Wireless. Nella grande ex monopolista era entrato al seguito di Riccardo Ruggiero, allora ad di Infostrada. Per questo i colleghi di Corso Italia a Roma l'avevano soprannominato "l'omino verde" - come il testimonial di Infostrada - e per sottolineare che in qualche modo, tra un tatuaggio e una giacca a scacchi, non è come tutti gli altri.
Da allora, ovvero dai fasti delle tlc degli anni Duemila, Labriola si è distinto come uno dei primi ad arrivare e tra gli ultimi ad andare via. Non a caso è sopravvissuto a tutte le proprietà e a tutti gli ad che si sono avvicendati da allora. Il manager se n'era andato solo per una brevissima parentesi quando al timone c'era Amos Genish, che gli aveva preferito Sami Foguel, quando si era trattato di sostituire il suo ex capo, Stefano De Angelis. Ma otto mesi dopo Labriola era rientrato a Rio da amministratore delegato, chiamato proprio da quel Gubitosi che adesso si appresta a sostituire.
In Brasile, Labriola è stato ben accolto prima dai clienti - per aver lanciato un piano famiglia, con più schede sim e i contenuti di Netflix - e recentemente dalla comunità finanziaria e politica per la sua campagna durante la Pandemia battezzata "coraggio digitale". Il "coraggio" che Tim Brasil ha portato al Paese per affrontate le sfide dell'emergenza, con nuovi servizi e una connettività capace di rendere possibile il lavoro da remoto e la didattica a distanza. Ma anche "il coraggio" di superare la situazione di difficoltà che in Brasile è stata enorme, grazie al digitale. Chi lo conosce racconta che di coraggio Labriola ne ha da vendere: ha lavorato in tutti gli angoli dell'azienda, dal commerciale alle operation, da Roma a Rio, misurandosi con tutti i livelli manageriali. Si dice che tratti tutti allo stesso modo, dal dirigente al centralinista, che coinvolga tutti nei suoi gruppi di studio, che sia uno che sa fare squadra.
Per conto di Franco Bernabè, Labriola è stato il primo a studiare e supportare il primo progetto di rete unica, quello rimasto in un cassetto nel 2013 per mettere insieme l'infrastruttura di Tim, con quella della Metroweb di Milano. Adesso toccherà a lui separare Tim in due, una società dei servizi, ServiceCo, con dentro fisso mobile, Tim Partecipacoes, il cloud di Noovle, l'Ict di Olivetti e le torri di Inwit, dalla società della rete, una Netco che presto potrebbe fondersi con Open Fiber, il vecchio progetto di 8 anni fa che prima aveva studiato. Un progetto ambizioso, che il manager ha illustrato al cda lo scorso 18 gennaio con 150 slide, e che mercoledì 26 sarà rifinito, per arrivare il 2 marzo ad approvarne tutti i dettagli, a iniziare dal rifinanziamento di 24 miliardi di debito lordo, di cui una ventina in obbligazioni.
Pietro Labriola è il nuovo ad di Telecom Italia. Un manager interno per separare rete e servizi - La Repubblica
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