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Friday, July 30, 2021

Cala l'efficacia del vaccino Pfizer dopo sei mesi. Ipotesi richiamo per i medici - Gazzetta di Parma

Nonostante solo da poche ore si sia superata la soglia del 50% della popolazione parmense vaccinata con la seconda dose, si deve cominciare a discutere anche della fase tre della campagna di immunizzazione.

Con l'arrivo in più della variante Delta, la comunità scientifica sta tenendo sotto controllo la durata dell'efficacia dei vaccini nel prevenire l'infezione e soprattutto le forma gravi che necessitano ricoveri o, peggio, possono portare alla morte.

Gli ultimi dati che fanno discutere sono quelli di uno stadio condotto dalla Pfizer sul proprio preparato.

Calo efficacia a sei mesi

Secondo l'analisi dell'azienda americana, tra sette giorni e due mesi dalla seconda dose, l'efficacia del vaccino si attestava al 96,2%, tra i due ed i quattro mesi successivi calava al 90,1% per arrivare, dopo sei mesi dal completamento del ciclo, all'83,7%. Il report dello studio sottolinea poi la necessità di un «follow-up continuo per comprendere la persistenza dell'effetto del vaccino nel tempo e la eventuale necessità di una dose di richiamo», anche se viene comunque confermato, anche oltre i sei mesi, la grande efficacia e non solo nella prevenzione delle forme più gravi della malattia.

Richiamo autunnale

E allora ecco emergere la possibilità di un richiamo autunnale o invernale. Una dose, sottolinea sempre Pfizer, che porterebbe a «titoli anticorpali contro la variante Delta 5 volte maggiori rispetto alla seconda dose».

Il tema, notizia di ieri, è anche entrato nell'agenda del ministero della Salute. La conferma dal sottosegretario Pierpaolo Sileri che ammette: «bisognerà fare un richiamo. Anzi, è possibile che ogni anno lo si debba fare come per l'influenza». Infine il sottosegretario ha aggiunto di aver «sollecitato affinché venga predisposto un atto per tutti coloro che hanno fatto il vaccino ad inizio della campagna vaccinale, come ad esempio gli operatori sanitari».

Su questa categoria, ma anche sugli ospiti della residenze protette per anziani, si comincia quindi a porre grande attenzione, anche perché i sei mesi indicati da Pfizer sono passati, o quasi, per molti di loro.

I dati di Parma

In provincia di Parma, ad esempio, dei 18.803 operatori sanitari che hanno completato l'iter vaccinale, 2.574 (il 13,7%) sono già ora oltre i 180 giorni indicati. A fine agosto la stessa situazione interesserà poi ben 2.153 ospiti delle residenze protette.

«La mia categoria è stata fra le prime vaccinate fra gli operatori sanitari e quindi fra pochi giorni scatterà il termine dei sei mesi», spiega Stefano Frigeri, dirigente medico dell'Unità Operativa di Odontoiatria del Maggiore di Parma. «L'azienda ci sottopone comunque a controlli periodici con i tamponi molecolari ed ho anche effettuato personalmente un controllo degli anticorpi che ha dato esito molto positivo. Sulla terza dose però ne stanno parlando un po' tutti e se si decidesse di farla saremmo tutti pronti ad aderire. Staremo a vedere».

Green pass a nove mesi

Anche Maurizio Vescovi, medico di medicina generale, ha già superato la soglia dei 180 giorni dalla seconda dose Pfizer ma, spiega, «mi fido del Green pass che ha validità nove mesi. Se ne riparlerà quindi a novembre». Anche se, spiega il medico di famiglia, «si dovrebbe cominciare a valutare bene la risposta anticorpale nella popolazione. Credo valga la pena che questo esame entri nel sistema sanitario nazionale e non più solo a disposizione degli studi privati».

Sì al vaccino multidose

Se però dovesse arrivare la terza dose, «meglio prevedere un vaccino multidose», conclude Vescovi, «sarebbe un bel regalo per i pazienti e per noi medici poter offrire con una unica iniezione l'ulteriore copertura Covid e quella influenzale. Sarebbe un bel risparmio anche per il servizio sanitario nazionale».

Resta invece in attesa delle decisioni degli organismi centrali l'Ausl che per ora prosegue la campagna vaccinale senza ipotizzare una terza dose. Anche se, va detto, il commissario Figliuolo si è detto pronto ad intervenire qualora fosse necessario. Se i dati in possesso degli scienziati suggeriranno di proseguire con la campagna vaccinale, dunque, «l'Italia è già pronta».

Israele, è terza dose

Nel mondo comunque c'è già chi questa strada ha deciso a percorrerla. Negli Stati Uniti, per esempio, le autorità sanitarie hanno stilato la prima lista dei soggetti, pazienti fragili o con gravi patologie, che potrebbero ricevere la terza dose .

Israele invece partirà. Proprio ieri il premier israeliano Naftali Bennett ha annunciato l'avvio delle somministrazioni della terza dose di Pfizer per gli ultrasessantenni. Primi richiami domenica.

Giuseppe Milano

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