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Tuesday, November 30, 2021

Superbonus e bonus edilizi, le linee guida per visto di conformità e congruità delle spese - Edilportale.com

30/11/2021 - I nuovi obblighi su visto di conformità e congruità delle spese, introdotti dal Decreto “Antifrode” (DL 157/2021), hanno creato dubbi tra i contribuenti. Per risolverli, l’Agenzia delle Entrate ha emanato delle linee guida, contenute nella circolare 16/E/2021.
 

Visto di conformità e congruità delle spese per ecobonus, sismabonus, bonus ristrutturazioni, bonus facciate

La circolare spiega che, per ecobonus, sismabonus, bonus ristrutturazioni e bonus facciate, i nuovi obblighi entrano in gioco solo in caso di cessione del credito o di sconto in fattura.
 
L’attestazione della congruità delle spese deve riferirsi a lavori che siano almeno iniziati e deve certificare il rispetto dei costi massimi per tipologia di intervento, in relazione ai singoli elementi che lo compongono ed al loro insieme. 

La circolare spiega che per gli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica, l’asseverazione della congruità dei prezzi deve essere redatta sulla base del Decreto Requisiti tecnici (DM 6 agosto 2020), nel caso di interventi con data di inizio lavori a partire dal 6 ottobre 2020. Per gli interventi diversi da quelli finalizzati alla riqualificazione energetica, compresi quelli di riduzione del rischio sismico, l’attestazione della congruità della spesa è redatta secondo gli altri criteri previsti dal comma 13-bis del Decreto Rilancio, cioè

L’obbligo del visto di conformità e della congruità delle spese si applica anche alle comunicazioni di cessione del credito concernenti le rate residue non fruite delle detrazioni relative alle spese sostenute nell’anno 2020 il cui accordo di cessione si sia perfezionato a decorrere dal 12 novembre 2021.

 

Visto di conformità e Superbonus, i nuovi obblighi

Il Decreto Antifrode ha previsto che, anche chi usufruisce direttamente del Superbonus con detrazione Irpef, deve acquisire il visto di conformità. 
 
Il visto di conformità non è obbligatorio se:
- il contribuente invia in autonomia la precompilata;
- il contribuente  invia la dichiarazione tramite il sostituto d’imposta;
- sussiste già un visto di conformità sull’intera dichiarazione.

Le spese sostenute per l’apposizione del visto sono detraibili.

Il contribuente che ha usufruito della detrazione Irpef nella dichiarazione dei redditi relativa al 2020, ma intende cedere le rate residue non fruite, per comunicare la sua decisione deve dotarsi del visto di conformità. Il contribuente dovrà trasmettere anche l'attestazione della congruità delle spese, ma questa sarà già in suo possesso perchè si tratta di un documento richiesto in ogni caso fin dall'introduzione del Superbonus.
 

Superbonus, chiarimenti sull'asseverazione della congruità delle spese

Il decreto Antifrode ha previsto l’adozione di un decreto del Ministro della Transizione Ecologica (Mite) per l’individuazione di valori massimi, per talune categorie di beni, cui occorre far riferimento per asseverare la congruità delle spese sostenute. Fino a quando tale decreto non sarà emanato, per asseverare la congruità delle spese:
- per gli interventi di efficientamento energetico agevolati con il Superbonus si deve utilizzare il Decreto “Requisiti tecnici” (DM 6 agosto 2020);
- per gli interventi diversi da quelli di efficientamento energetico, agevolati con il Superbonus, si devono utilizzare i prezzi riportati nei prezzari predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome, i listini ufficiali o i listini delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, i prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi.  

Visto di conformità e congruità delle spese per i pagamenti dal 12 novembre

I nuovi obblighi si applicano sempre ai pagamenti effettuati a decorrere dal 12 novembre 2021.
 
Ci sono però dei casi border-line, relativi ai pagamenti dei lavori incentivati con ecobonus, bonus ristrutturazioni, sismabonus e bonus facciate. L’obbligo non si applica ai contribuenti che prima del 12 novembre 2021 abbiano assolto il pagamento della fattura ed esercitato l’opzione per la cessione, attraverso la stipula di accordi tra cedente e cessionario, o per lo sconto in fattura, mediante la relativa annotazione, anche se non abbiano ancora provveduto alla comunicazione all’Agenzia.
 
Questi criteri, spiega la circolare, sono validi sia per le persone fisiche (compresi gli esercenti arti e professioni) e gli enti non commerciali, cui si applica il criterio di cassa, sia per le imprese individuali, le società e gli enti commerciali, cui si applica il criterio di competenza. 


Visto di conformità e congruità delle spese, i controlli

Entro cinque giorni lavorativi dall’invio delle comunicazioni delle opzioni per lo sconto in fattura o per la cessione del credito, l’Agenzia delle Entrate può sospendere, per un periodo non superiore a 30 giorni, gli effetti delle comunicazioni se emerge un determinato profilo di rischio.
 
Di conseguenza, il termine di scadenza previsto per l’utilizzo del credito è prorogato per un periodo pari a quello di sospensione degli effetti della comunicazione stessa (al massimo di 30 giorni). Sono inoltre previsti controlli e accertamenti a posteriori.

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Variante Omicron, Johnson & Johnson studia vaccino ad hoc - Adnkronos

Variante Omicron, Johnson & Johnson valuterà il suo vaccino anti-Covid e per farlo sta testando il siero del sangue dei partecipanti agli studi sul richiamo completati e in corso, così da verificare l'attività neutralizzante contro il nuovo mutante. Allo stesso tempo l'azienda Usa sta lavorando a un vaccino specifico contro la variante Omicron e lo porterà avanti a seconda delle necessità. E' quanto spiega J&J in una nota in cui fa il punto sulle attività relative al nuovo mutante.

Dalla comparsa della pandemia di Covid, si legge nella nota, "Johnson & Johnson ha monitorato da vicino le nuove varianti emergenti di Covid-19. In collaborazione con gruppi accademici in Sudafrica e in tutto il mondo, l'azienda ha valutato l'efficacia del suo vaccino per diverse varianti, compresa la nuova variante Omicron che si sta diffondendo rapidamente. Omicron, sottolinea Mathai Mammen, Global Head di Janssen Research & Development, J&J, "evidenzia l'importanza di sorveglianza continua, test e vaccinazioni per prevenire i ricoveri e i decessi da Covid. Restiamo fiduciosi nelle robuste risposte immunitarie umorali e cellulo-mediate generate dal vaccino di Johnson & Johnson contro il Covid, dimostrate dalla durata e dall'ampiezza della protezione contro le varianti riscontrate finora negli studi clinici".

Ma, ha aggiunto l'esperto, "non ci limiteremo a questo. Basandoci sulla nostra collaborazione di lunga data con gli scienziati sul campo in Sudafrica e sugli studi di efficacia nella pratica clinica in corso con il vaccino di Johnson & Johnson contro il Covid, lavoreremo insieme per generare nuovi dati su Omicron. In parallelo, abbiamo iniziato a lavorare per progettare e sviluppare un nuovo vaccino contro Omicron e lo porteremo rapidamente avanti negli studi clinici, se necessario".

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Le Borse Europee e Wall Street sotto pressione con Powell - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - MILANO, 30 NOV - Ennesima giravolta del listini del Vecchio Continente che tornano a incresparsi nel finale di seduta seguendo Wall Street e in scia all'audizione al senato americano della presidente della Fed, Jerome Powell che ha tra l'altro aperto alla possibilità di un'accelerazione del processo di riduzione di acquisti di asset nonostante Omicron.
    La corrente di vendite non risparmia nessuna Piazza. Il Dow Jones perde l'1,55% a 34.597,12 punti, il Nasdaq cede l'1,45% a 15.550,21 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,46% a 4.587,49 punti.
    Milano arriva ad un passo dalla parità e poi nel giro di poco cede lo 0,88% a 25.812 punti. Francoforte perde lo 0,92%, Parigi lo 0,73% e Londra lo 0,54%. Madrid è la peggiore con l'Ibex a -1,32%. Risale anche lo spread tra Btp e Bund che si porta a 130 punti con il rendimento del decennale italiano che sale allo 0,96%. (ANSA).
   

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Gas ai massimi, ora è allarme energia: “Rischiamo il blackout” - Nicola Porro

Dimensioni testo

Inflazione, energia e conti pubblici, ecco perché la contingente situazione che viviamo sui mercati rischia di diventare esplosiva per il nostro Paese. E in più, come vi avevamo già anticipato qualche settimana fa in questi due articoli, ora anche dalla politica arriva l’allarme per possibili problemi di erogazione di gas anche nel nostro paese nei periodi più freddi dell’anno.

E’ stato Giorgetti in mattinata a parlarne. Viviamo in un contesto particolare in cui sarà determinante poter contare su un’autorevolezza politica, istituzionale e capace di forti confronti e mediazioni a livello europeo. Eccovi spiegato il perchè di tutto questo.

Il dato inflativo al 3% rappresenta un forte campanello d’allarme per i conti pubblici e privati del nostro Paese. Se questo tasso poi lo combiniamo con quello tedesco, appena misurato al 6%, ecco che la situazione rischia di farsi ancor più pericolosa.

Ma cerchiamo di mettere un po’ d’ordine in tutto quello che sta accadendo:

Il prezzo del gas

Il violento aumento dei prezzi e del gas rischia di diventare il detonatore della bomba ad orologeria rappresentata dall’enorme debito pubblico che abbiamo in Italia.

L’equazione è molto semplice:

  • l’aumento del gas sta facendo salire i prezzi di tutta la filiera produttiva e di tutte le comodities;
  • L’aumento del prezzo delle commodities principale sta incidendo sull’aumento dell’inflazione che, in Italia è arrivato al 3% addirittura al 6% in Germania. E sono dati consolidati ed ufficializzati dagli Istituti di ricerca dei singoli paesi. Per noi l’Istat naturalmente.
  • L’aumento così vigoroso dell’inflazione sta portando soprattutto i Paesi del Nord a chiedere l’intervento della BCE. Per ora la Von Der Lyer sembra resistere, ma fin quanto potrà visti i numeri?
  • E se la donna che è al vertice della BCE dovesse cedere sotto i colpi dei banchieri che rappresentano i Paesi forti del Nord Europa e dovesse rialzare i tassi d’interesse, per il Debito Pubblico italiano si aprirebbero scenari ancora molto difficili da interpretare. Sta di fatto che già in queste ore il mercato azionario italiano è quello che ha corretto con maggior violenza e lo Spread a 132 rappresenta un segnale di prima instabilità.

Insomma la situazione non è molto semplice da definire. Oltretutto c’è un’altra forte considerazione di cui tener conto in questo difficile scenario macroeconomico e che è dettato dall’aumento notevole del costo della bolletta dell’energia. Tutto questo s’inserisce in un contesto politico nazionale molto frammentato e che è tenuto in piedi esclusivamente dalla forza del collante identificato in Mario Draghi. Mario Draghi è tirato anche per la giacchetta nella querelle legata alla successione di Mattarella, al Quirinale.

Insomma, nonostante il Paese sia già in forte ripresa, di nubi all’orizzonte, anzi su di noi, sono tante, davvero tante. Nubi dense che devono far riflettere anche la politica, forse un po’ troppo lontana dalla reale comprensione di temi economici che hanno invece necessità di essere affrontati e declinati con il giusto approccio anche e soprattutto di natura politica.

Staremo a vedere.

Per assurdo una possibile exit-strategy è rappresentata da Omicron, la nuova variante del Covid-19.

Se fosse davvero in grado di scatenare una nuova ondata pandemica e se i vaccini, come dichiarato dal Ceo di Moderna, non dovessero scalfirla a sufficienza, potremmo ritrovarci con un raffreddamento della ripresa e con un calo dell’inflazione.

Insomma, l’Italia per scacciare i fantasmi dei conti pubblici, dovrà guardare ad Omicron….

Leopoldo Gasbarro, 30 novembre 2021

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Rincaro bollette, Giorgetti: non è da escludere un black out energetico in Ue - TGCOM

"E' importante sterilizzare nel modo più equo possibile l'impatto del rincaro delle bollette sulle famiglie e le imprese"

E' necessario, ha quindi sottolineato il ministro, "evitare la possibilità di andare in black out". 

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Powell e Yellen: da Omicron una nuova sfida all’economia - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

3' di lettura

È ora che la Federal reserve, la banca centrale americana, smetta di parlare di inflazione «transitoria». Lo ha detto il presidente dell’istituto, Jerome Powell, durante la testimonianza di fronte alla commissione bancaria del Senato Usa. «Per molti, transitorio è associato a ’breve termine’, ma per noi è associato a un’inflazione che non lasci un segno permanente sui prezzi - ha spiegato - Credo sia probabilmente il momento giusto per ritirate il termine ’transitorio’». Powell ha aperto a una riduzione anticipata dell’acquisto di titoli di Stato: «Non abbiamo ancora preso una decisione sulla riduzione degli acquisti ma i dati di novembre su inflazione, salari, consumi mostrano che a questo punto l’economia americana è molto forte e le pressioni inflazionistiche molto alte - ha detto - Perciò, secondo me, sarebbe appropriato valutare una riduzione dei nostri acquisti di titoli, cosa che abbiamo già annunciato, con qualche mese di anticipo».

L’impatto di Omicron sulla ripresa

Il chairman della Fed, fresco di nuova nomina alla guida della Banca centrale da parte di Joe Biden, si è espresso in precedenza anche sui rischi della nuova variante Omicron per la ripresa dell’economia. L’impatto dell’ultima mutazione, afferma esplicitamente, pone “rischi per l’occupazione e l’attività economica e che aumenta l’incertezza per l’inflazione”. Il Segretario al Tesoro Janet Yellen, che testimonia il 30 novembre a fianco di Powell al Senato, a sua volta cita il perseverare dell’incognita virus.

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Da  Biden a Powell

Il Presidente Biden, nello sforzo di inviare un messaggio assieme serio e rassicurante, nelle ultime ore ha affermato che la nuova variate è “ragione di preoccupazione ma non di panico”. Powell, alla pari di Yellen, ha poco dopo rilasciato in anticipo le sue dichiarazioni introduttive preparate per i parlamentari prendendo a sua volta di petto quello che definisce il “recente aumento nei casi di Covid-19 e l’emergere della variante Omicron”.

A rischio i progressi sul mercato del lavoro

Powell, nel suo intervento, afferma che “maggiori preoccupazioni per il virus potrebbero ridurre la propensione al lavoro in presenza, che a sua volta frenerebbe i progressi nel mercato del lavoro e intensificherebbe i traumi nella catena di forniture”.

AEkdExz

Inflazione più duratura

Per quanto riguarda l’inflazione aggiunge in particolare di prevedere che a questo punto “i fattori che la spingono al rialzo rimarranno in azione ben addentro il prossimo anno”. Anche se ha aggiunto che “è difficile pronosticare la persistenza e gli effetti delle strozzature nella supply chain”, che potrebbero essere aggravate da Omicron. Tra i fattori che possono sospingere i prezzi Powell ha citato inoltre gli aumenti dei salari “a passo robusto”.

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Il gas vola oltre i 100 euro ad Amsterdam. Giorgetti: «Non è da escludere black out europeo» - Il Messaggero

Corrono i prezzi del gas in vista di alcune aste che daranno il polso della disponibilità di Mosca ad aprire i rubinetti verso l'Europa e in scia all'irrigidimento delle temperature che dovrebbe interessare il Vecchio Continente nelle prossime due settimane. I future sul gas contrattati alla Borsa di Amsterdam, benchmark del prezzo del gas europeo, avanzano del 6,2% a 99,2 euro per megawattora, dopo aver toccato un massimo di 101 euro. In forte rialzo, segnala Bloomberg, anche i prezzi dell'elettricità a dicembre di Germania (+20% a 241 euro al megawattora) e Francia (+21% a 384 euro) registrati su European Energy Exchange mentre il gas di Londra avanza del 5,7% a 257 pence.

Giorgetti: non da escludere black out energetico

«Un black out a livello europeo non è da escludere rispetto all'attuale assetto dell'approvvigionamento energetico». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti durante l'assemblea di Confartigianato. «È importante sterilizzare nel modo più equo possibile l'impatto del rincaro delle bollette sulle famiglie e le imprese. Questo al netto dell'esigenza che a livello europeo si definisca un piano per evitare cose anche peggiori».

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Inflazione novembre al 3,8%, ai massimi da 13 anni: caro prezzi da 1.300 euro a famiglia - Corriere della Sera

Non accenna a fermarsi il boom dell’inflazione nell’Eurozona. Secondo la stima flash di Eurostat il tasso atteso a novembre è del 4,9%, in aumento dal 4,1% di ottobre. A pesare è soprattutto l’energia (27,4%, rispetto al 23,7% di ottobre), seguita dai servizi (2,7%, rispetto al 2,1% di ottobre), prodotti industriali non energetici (2,4%, rispetto al 2,0% di ottobre) e cibo, alcol e tabacco (2,2%, rispetto all’1,9% di ottobre). In Italia il tasso dell’inflazione di novembre è stimato in crescita al 4% dal 3,2% di ottobre. Su base annua l’aumento è del 3,8% «portandosi a un livello che non si registrava da settembre 2008», rileva l’Istat nelle stime preliminari sottolineando anche che l’inflazione di fondo sale a livelli che non si vedevano da marzo 2013.

L’ulteriore accelerazione, su base tendenziale, è ancora una volta in larga parte dovuta ai prezzi dei beni energetici (da +24,9 per cento di ottobre a +30,7 per cento) e, in particolare, a quelli della componente non regolamentata (da +15,0 per cento a +24,3 per cento), mentre la componente regolamentata, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, registra un lieve rallentamento (da +42,3 per cento a +41,8 per cento). Accelerano rispetto al mese di ottobre, ma in misura minore, anche i prezzi dei beni alimentari sia lavorati (da +1,0 per cento a +1,7 per cento) sia non lavorati (da +0,8 per cento a +1,5 per cento) e quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4 per cento a +3,6 per cento). L’ inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe da +1,1 per cento di ottobre a +1,4 per cento.

Corrono i prezzi del gas in vista di alcune aste che daranno il polso della disponibilità di Mosca ad aprire i rubinetti verso l’Europa e in scia all’irrigidimento delle temperature che dovrebbe interessare il Vecchio Continente nelle prossime due settimane. I future sul gas contrattati alla Borsa di Amsterdam, benchmark del prezzo del gas europeo, avanzano del 6,2% a 99,2 euro per megawattora, dopo aver toccato un massimo di 101 euro. In forte rialzo, segnala Bloomberg, anche i prezzi dell’elettricità a dicembre di Germania (+20% a 241 euro al megawattora) e Francia (+21% a 384 euro) registrati su European Energy Exchange mentre il gas di Londra avanza del 5,7% a 257 pence.

Diminuiscono, invece, i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,7%). Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +4,2% a +5,3%) sia quelli dei servizi (da +1,3% a +1,7%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane negativo (-3,6 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a ottobre (-2,9). L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a 1,9% per l’indice generale e a 0,8% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,8% su base mensile e del 4,0% su base annua (da +3,2% di ottobre).

«L’inflazione al 3,8% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita pari a 1346 euro su base annua, 524 solo per abitazione, acqua ed elettricità, 567 euro per i Trasporti. Per una coppia con 1 figlio, la maggior spesa annua è pari a 1247 euro, 526 per l’abitazione, 494 per i trasporti, in media per una famiglia il rialzo complessivo è di 1043 euro, 493 per l’abitazione e 363 per i trasporti», dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

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Germania: l'inflazione vola al 6% a novembre, supera stime - Ultima Ora - Agenzia ANSA

(ANSA) - ROMA, 29 NOV - In Germania l'indice dell'inflazione, armonizzato agli standard Ue, è balzato al 6% a novembre su base annua dal 4,6% di ottobre. E' la stima preliminare e supera la previsione media di un +5,5%. Su base mensile si registra un rallentamento a +0,3% da +0,5% del mese prima, ma gli economisti puntavano su un -0,2%.
    L'indice nazionale dei prezzi al consumo registra un rialzo tendenziale del 5,2%, il maggior incremento dal 1992. (ANSA).
   

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Monday, November 29, 2021

Bonus facciate, confermata la proroga ma cambiano percentuale e requisiti. Ecco quali sono - BorsaInside

Bonus facciate, confermata la proroga ma cambiano percentuale e requisiti. Ecco quali sono

Con la pubblicazione della bozza della Legge di Bilancio 2022 confermato il bonus Facciate ma al 60%. Cambiano inoltre le condizioni per accedere all'agevolazione

La questione della possibile proroga di alcuni dei bonus edilizi di maggior successo è stata al centro dell'attenzione nelle ultime settimane, e fino alla fine vi era una certa incertezza sul fatto che, insieme al Superbonus 110%, anche il bonus Facciate sarebbe stato prorogato oltre la scadenza inizialmente prefissata al 31 dicembre 2021.

Sulla proroga del Superbonus le conferme sono arrivate con un certo anticipo, mentre chi sperava nella proroga anche per il bonus Facciate l'attesa è stata un po' più lunga e, alla fine, è stata premiata se non altro in parte.

Se il Superbonus 110%, seppur con alcune modifiche e maggiori limitazioni, sarà ancora disponibile almeno per tutta la durata del 2022 nella stessa ricca percentuale, per il bonus Facciate la percentuale si riduce fin da subito dal 90 al 60%.

Dopo alterne vicende e un acceso dibattito all'interno della maggioranza, e dopo quelli che qualcuno definisce a ragione veri e propri colpi di scena, alla fine il bonus Facciate ha ottenuto anch'esso la sua proroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2021, ma fino a quando e con quali differenze? Ora cercheremo di vedere come si presenterà in futuro questa agevolazione e soprattutto cercheremo di capire quali sono i nuovi requisiti.

La mancata proroga del bonus Facciate nel Documento Programmatico di Bilancio

Quando è stato pubblicato il Documento Programmatico di Bilancio (DPB), che di fatto getta le basi per la manovra economica, per chi sperava nella proroga del bonus Facciate è stata una doccia fredda.

Il DPB infatti non conteneva la proroga per questo bonus, e ciò ha ovviamente fatto pensare che alla fine dell'anno sarebbe arrivata la sua scadenza definitiva. In altre parole a partire dal 2022 chi sperava di poter sfruttare questa agevolazione per restaurare o semplicemente tinteggiare la facciata esterna della propria abitazione, avrebbe dovuto optare per soluzioni alternative.

Ed ecco però che arriva il primo vero colpo di scena, con la pubblicazione della bozza della Legge di Bilancio 2022 nella quale invece la proroga del bonus Facciate era stata inserita.

Bisogna capire che vi era molta attesa per quel che riguarda il bonus Facciate, oltre che per il Superbonus 110%, in quanto in Italia queste due agevolazioni in particolare, ma anche gli altri bonus per la casa, hanno tenuto in piedi e spinto verso la ripresa l'intero settore dell'edilizia, senza contare che ha dato la possibilità a molti contribuenti di effettuare interventi spesso a lungo rimandati per questioni economiche.

La proroga del bonus Facciate arriva con la bozza della nuova manovra economica

Il Documento programmatico di bilancio aveva qundi seminato il malcontento, ma poi con l'arrivo della bozza della manovra economica contenente la proroga del bonus Facciate le cose sono subito cambiate.

Tuttavia il bonus Facciate, come già si sapeva prima ancora che la proroga fosse confermata, non sarà più lo stesso. Prima di tutto infatti a partire dal 1° gennaio 2022 non parleremo di bonus Facciate al 90% ma di bonus Facciate al 60%, e in secondo luogo cambiano le condizioni per accedere all'agevolazione.

I contribuenti che contavano di utilizzare il bonus Facciate per ridurre le spese che avrebbero dovuto sostenere per interventi sulla facciata della propria abitazione dovranno quindi rinunciare ad un'importante quota di quella che era la detrazione originariamente prevista, la quale si riduce del 30%.

Ma come si dice in questi casi, meglio di niente. La stessa proroga era in dubbio, e se è stato deciso di prorogare ulteriormente il bonus è stato anche perché sono state recuperate delle risorse attraverso il taglio di altri importanti bonus che invece sembravano destinati a proroga sicura, come il bonus Mobili ed Elettrodomestici che a partire dal nuovo anno sarà notevolmente ridimensionato. 

Il bonus Facciate sarà disponibile fino alla fine del 2022

Confermata la proroga del bonus Facciate che passa dal 90 al 60% la prima domanda che viene da porsi è: fino a quando? La nuova scadenza del bonus Facciate è stata fissata al 31 dicembre 2022, il che significa che questo bonus avrà almeno un altro anno di vita, salvo naturalmente ulteriori proroghe.

Prima di andare avanti con la descrizione del nuovo bonus Facciate, è probabilmente importante ricordare che in alcuni casi è possibile ottenere la detrazione del 90% invece che del 60% anche per lavori effettuati nel corso del nuovo anno, ma ovviamente devono sussistere specifiche condizioni di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Tornando alla proroga del bonus Facciate, è facile notare come la validità del bonus, che viene estesa di un anno, è ora di gran lunga inferiore a quella di altri bonus per la casa che sono stati prorogati sempre con la Legge di Bilancio 2022.

Parliamo ad esempio del Superbonus 110%, la cui validità è stata estesa addirittura fino al 2026, anche se in questo caso l'agevolazione subisce tutta una serie di variazioni e ridimensionamenti 'lungo la strada', ma anche il bonus Mobili ed Elettrodomestici, seppur pesantemente ridimensionato, è stato prorogato con la nuova manovra economica almeno fino al 2024.

Di per sé questo non è certamente un problema, visto che non è escluso che il bonus possa comunque essere ulteriormente prorogato in seguito anche oltre la scadenza del 31 dicembre 2022 attualmente fissata dalla nuova manovra economica.

Il punto però è che una proroga del bonus di un solo anno come previsto dalla Legge di Bilancio 2022 potrebbe essere determinata proprio dal fatto che non vi è alcuna intenzione di rendere disponibile questa agevolazione per un periodo di tempo più lungo. In altre parole evidentemente quella fino a fine 2022 sarà l'ultima proroga del bonus Facciate.

Per il bonus Facciate disponibile sia lo sconto in fattura che la cessione del credito

Per quel che riguarda il bonus Facciate è bene ricordare quali sono le modalità con cui la detrazione viene riconosciuta al beneficiario. In questo caso le opzioni tra cui il contribuente può scegliere sono tre:

  • detrazione fiscale
  • sconto in fattura
  • cessione del credito

Il bonus Facciate, lo ricordiamo, può essere utilizzato per ridurre le spese necessarie a portare a termine interventi che interessano le facciate esterne degli edifici, quali lavori di tinteggiatura e restauro, con una detrazione che a partire dal 2022 sarà del 60%.

Ma in che modo viene riconosciuto il bonus? La prima opzione che abbiamo inserito nel breve elenco puntato è quella della detrazione fiscale. Si tratta di una detrazione Irpef che viene corrisposta in 10 rate annuali di pari importo.

In alternativa il bonus può essere riconosciuto attraverso il meccanismo della cessione del credito, a favore di un istituto di credito o di una banca. Infine se la ditta che si occupa materialmente dei lavori sulla facciata dà la sua disponibilità, si può anche ottenere il bonus direttamente nel momento i cui si vanno a pagare le spese per l'intervento, e in questo caso parliamo quindi di sconto in fattura.

La possibilità di scegliere tra tre opzioni differenti tra l'altro non riguarda solo il bonus Facciate, ma è prevista anche per altri bonus edilizi. Il decreto Rilancio aveva infatti introdotto tutte e tre le possibilità anche per il Superbonus 110%.

Le novità sul bonus Facciate introdotte col decreto Anti Frode

Per quanto riguarda il bonus Facciate, oltre alla riduzione della percentuale di detrazione dal 90 al 60% bisogna fare i conti con le altre novità, e in particolare ci riferiamo in questo caso a quelle introdotte con il decreto Antifrode, cioè il DL 157/2021 emanato dal governo di Mario Draghi al fine di ridurre l'accesso al bonus da parte di soggetti che in realtà non sono in possesso dei requisiti previsti.

Negli ultimi mesi infatti sono state registrate molte irregolarità nell'utilizzo delle agevolazioni introdotte nei mesi precedenti, ed in particolare questo fenomeno ha interessato i bonus edilizi. Questo ha indotto l'attuale esecutivo a correre ai ripari proprio con il decreto Anti Frode.

Anche il bonus Facciate quindi è stato interessato dalle modifiche introdotte da questo decreto, ma cosa cambia all'atto pratico? Prima di tutto per avere accesso a questa agevolazione sarà necessario presentare il visto di conformità, indipendentemente dal meto di utilizzo del contributo.

Questo vuol dire che sarà necessario presentare il visto di conformità anche nel caso in cui si decide di accedere al bonus attraverso la modalità dello sconto in fattura, così pure nel caso di cessione del credito o di detrazione fiscale.

Sembra che invece non subirà alcuna modifica il bonus Facciate sotto l'aspetto delle tipologie di lavori per i quali si ha diritto all'agevolazione. La lista dei lavori ammessi in sostanza resterà invariata.

Per la proroga del bonus Facciate arrivano risorse dal bonus Mobili ed Elettrodomestici

Alla fine anche il bonus Facciate ha ottenuto la sua proroga, per quanto limitata ad un solo anno in più, e per poter ottenere questo modesto risultato è stato necessario attingere alle risorse che inizialmente erano state stanziate per la proroga del bonus Mobili ed Elettrodomestici.

Una parte delle risorse che andranno al bonus Facciate quindi arriva da un altro bonus che, di conseguenza, risulterà ridimensionato. Ma in che modo? Il bonus Mobili ed Elettrodomestici permette, fino alla fine del 2021, di ottenere una detrazione fiscale del 50% su una spesa massima di 16.000 euro, mentre a partire dal 2022 la spesa massima su cui si applicherà la detrazione del 50% sarà ridotta a 5.000 euro soltanto.

Il che significa che se prima con il bonus Mobili ed Elettrodomestici era possibile ottenere fino ad 8.000 euro di sconto, a partire dal 1° gennaio 2022 lo sconto si riduce ad un massimo di 2.500 euro.

In altre parole per chi ha già avviato degli interventi di ristrutturazione edilizia per la propria abitazione farebbe bene ad affrettarsi ad utilizzare il bonus Mobili ed Elettrodomestici prima che subisca questo poderoso ridimensionamento.

Ma c'è anche un altro motivo per cui affrettarsi a richiedere il bonus Mobili ed Elettrodomestici è sicuramente consigliabile, ed è legato alle condizioni da soddisfare per potervi accedere.

Infatti alcune delle modifiche introdotte con la Legge di Bilancio 2022 riguardano i requisiti per richiedre il bonus Mobili ed Elettrodomestici. Questa agevolazione fino alla fine del 2021 può essere ottenuta da tutti quei contribuenti che effettuano varie tipologie di interventi di ristrutturazione edilizia, compresi quelli per i quali si può usare il Superbonus 110% o il bonus Facciate al 90%.

A partire dal 2022 invece per richiedere il bonus Mobili ed Elettrodomestici gli interventi di ristrutturazione edilizia che riguardano l'immobile devono essere quelli per i quali è prevista l'assegnazione del bonus Casa, mentre tutti gli altri sono automaticamente esclusi.

In questo modo la platea dei beneficiari ne risulta ridotta, ed è anche questo che ha permesso di risparmiare un bel po' di risorse che, successivamente, sono state destinate al bonus Facciate rendendone possibile la proroga fino alla fine del 2022.

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Bonus facciate, confermata la proroga ma cambiano percentuale e requisiti. Ecco quali sono - BorsaInside
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Snam annuncia rete a idrogeno da 2.700 km entro il 2030 e punta sull'energia green - Rai News

Piano 2021-2025 e Visione 2030

Rete da 2.700 km lungo lo Stivale; miliardi di investimenti per rendere l'Italia l'hub mediterraneo verso Europa

Snam prevede di installare la prima rete a idrogeno di 2.700 km da Sud a Nord in Italia entro il 2030 e investimenti per "rendere l'Italia un 'hub' mediterraneo verso l'Europa".

"Prevediamo nel medio termine la realizzazione della prima rotta di trasporto di idrogeno da Nord Africa e Sud Italia ai punti di maggiore domanda, dando in prospettiva all'Italia un ruolo di hub per le energie rinnovabili prodotte in Nord Africa e Medio Oriente", precisa Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, presentando il Piano 2021-2025 e la Visione al 2030.

Previsti 23 miliardi di euro da investire entro il 2030 per la trasformazione di Snam da "società di infrastrutture del gas a società di infrastrutture energetiche e green". Gli investimenti saranno concentrati nel trasporto, stoccaggio e progetti green sull'idrogeno ed il biometano.

Tra il 2021 e il 2025 sono previsti 8,1 miliardi di investimenti (700 milioni in più del Piano precedente al 2024). "Con il nuovo piano al 2025 e la visione al 2030 proseguiamo e acceleriamo l'evoluzione di Snam. Negli ultimi sei anni abbiamo avviato il repurposing delle nostre infrastrutture, rafforzato lo sviluppo internazionale e lanciato nuove start-up nella transizione energetica. Snam si focalizzerà progressivamente su tre macro aree di attività: trasporto, stoccaggio e nuovi progetti nell'idrogeno e nel biometano", ha detto ancora l'amministratore delegato di Snam, commentando il piano strategico al 2025.

"Grazie alle nostre competenze tecniche, al nostro know-how nei gas verdi e alla nostra capacità di realizzare e gestire progetti complessi puntiamo a diventare un'azienda di infrastrutture 'multi-commodity'. Svolgeremo un ruolo centrale in un decennio decisivo per la transizione energetica, con l'obiettivo di cogliere nuove opportunità di sviluppo in Italia e all'estero, facendo leva sul ruolo abilitante delle infrastrutture per raggiungere un'economia a zero emissioni nette", sottolinea.

"In particolare, prevediamo nel medio termine la realizzazione della prima rotta di trasporto di idrogeno da Nord Africa e Sud Italia ai punti di maggiore domanda, dando in prospettiva all'Italia un ruolo di hub per le energie rinnovabili prodotte in Nord Africa e Medio Oriente. Punteremo sempre più sullo stoccaggio e aumenteremo i nostri investimenti nei gas verdi". Inoltre, conclude Alverà, "ridurremo le emissioni legate alle nostre attività raggiungendo l'obiettivo aziendale del net zero al 2040 ed estenderemo l'impegno di riduzione anche a società partecipate e fornitori con un nuovo target al 2030 sulle emissioni Scope 3. In questo percorso continueremo a garantire ritorni interessanti ai nostri azionisti e a dare centralità ai temi Esg nelle nostre scelte strategiche, in linea con il nostro purpose e a beneficio di tutti gli stakeholder''.

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Fondo perduto perequativo, al via le domande fino al 28 dicembre: ecco il modulo - Corriere della Sera

Domande fino al 28 dicembre

È possibile presentare domanda per chiedere il contributo a fondo perduto cosiddetto «perequativo» previsto dal Decreto Sostegni-bis. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha firmato il provvedimento che definisce tra l’altro le modalità e i termini di presentazione della domanda. La richiesta può essere effettuata già adesso e e fino al 28 dicembre. A chi spetta? E come si fa a richiederlo?

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Ingorgo fiscale e cartelle: si va verso un nuovo rinvio - QuiFinanza

Un vero e proprio ingorgo fiscale fra oggi e martedì 30 novembre, figlio (anche) dei numerosi rinvii doviuti alla crisi pandemica. Lo segnala la Cgia di Mestre, che stima come tra il pagamento degli acconti Ires, Irap, Irpef e dell’imposta sostitutiva in capo alle attività in regime forfettario le imprese saranno chiamate a versare alle casse dello Stato 27 miliardi di euro.

A fronte di questa situazione non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese”, denuncia ancora la Cgia.

Le scadenze

Analizzando gli importi che l’erario incasserà entro martedì, la scadenza economicamente più importante sarà quella riconducibile al pagamento dell’acconto Ires che secondo le stime dell’Ufficio studi Cgia costerà alle imprese 12,2 miliardi di euro. L’acconto Irap, invece, preleverà dalle casse delle aziende 6,8 miliardi, mentre l’acconto Irpef sarà poco meno di 6,7 miliardi di euro. Per quest’ultima voce va segnalato che una parte del versamento sarà in capo ai soggetti Irpef non titolari di partita Iva (ovvero lavoratori dipendenti o pensionati) che hanno altre forme di reddito (affitti, redditi diversi). Infine, dall’imposta sostitutiva in capo ai lavoratori autonomi in regime forfettario il fisco riceverà 1,2 miliardi di euro circa.

Entro il 16 dicembre, inoltre, elenca ancora la Cgia, le aziende dovranno versare i contributi previdenziali e assistenziali e le ritenute Irpef dei propri dipendenti e collaboratori. Dovranno, inoltre, pagare l’acconto dell’imposta sostitutiva sui redditi da rivalutazione del Tfr, il saldo dell’Imu su capannoni, uffici, negozi e l’Iva del mese di novembre, sempreché si tratti di contribuenti mensili. Infine, entro Natale dovranno liquidare anche le tredicesime ai propri dipendenti.

Altra proroga in arrivo

Le forze di maggioranza hanno chiesto al governo di diluire in modo particolare i pagamenti delle cartelle esattoriali, se ne sta parlando proprio in queste ore. Il governo potrebbe prorogare al 9 dicembre la rottamazione-ter delle cartelle e il saldo e stralcio e considerati i 5 giorni di ‘tolleranza’, la proroga (senza sanzioni o decadenza) arriverebbe al 14 dicembre.

A confermare questa ipotesi come riporta anche Repubblica è stata la sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cecilia Guerra, spiegando che in questo modo “si riesce a ottenere il versamento entro l’anno e quindi è dentro le risorse del 2021 e non deve essere coperto”. A questo si aggiunge “uno spostamento anche dei termini per poter pagare le cartelle che sono state mandate fra settembre e dicembre. Vedremo dove arrivare, sempre in relazione ai problemi di copertura”.

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Jack Dorsey non è più il CEO di Twitter - Il Post

Auto elettriche, Stellantis firma accordo con Vulcan per la fornitura di litio carbon free - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

2' di lettura

Stellantis ha siglato un accordo vincolante con il gruppo australiano Vulcan Energy Resources (+276% in Borsa da inizio d’anno) in base al quale quest’ultima fornirà in Europa idrossido di litio per batterie, da utilizzare nei veicoli elettrificati di Stellantis. Prosegue quindi la strategia dei costruttori di auto di assicurarsi le forniture di materie prime necessarie per realizzare il proprio le batterie nelle future gigafactory senza affidarsi in toto all’outsourcing per parti così vitali delle auto elettriche. Tesla in giugno ha fatto sapere che spenderà 1 miliardo di dollari per approvvigionarsi in Australia.

Forniture dal 2026

L'accordo quinquennale prevede l'inizio delle spedizioni nel 2026. L’accordo di fornitura rientra nella strategia di elettrificazione del gruppo per garantire una disponibilità adeguata delle materie prime essenziali per le batterie dei veicoli elettrificati. Vulcan fornirà a Stellantis un minimo di 81.000 tonnellate e un massimo di 99.000 tonnellate di idrossido di litio nel quinquennio di durata dell'accordo.

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Produzione green in Germania

Come specificato, Vulcan ha avviato in Germania, nell’alta valle del Reno, il progetto Zero Carbon Lithium che utilizza energia geotermica per produrre idrossido di litio per batterie ricavato dalle brine, senza l'uso di combustibili fossili e con un minimo consumo d'acqua, riducendo così la produzione di carbonio nella filiera dei metalli per batterie. L'accordo di fornitura è subordinato all’avvio positivo dell’attività commerciale dello stabilimento di Vulcan e alla completa qualificazione del prodotto.

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La strategia Stellantis

«Stellantis sta portando avanti in modo energico e veloce la sua strategia di elettrificazione. Questo accordo è un'ulteriore prova del fatto che possediamo lo spiritocompetitivo giusto per mantenere i nostri impegni», ha dichiarato Michelle Wen, Chief Purchasing and Supply Chain Officer di Stellantis.

«La libertà di muoversi con mezzi sicuri, puliti ed economicamente accessibili rappresenta una forte aspettativa delle nostre società e il nostro impegno è quello di fornire risposte all'altezza di queste richieste», ha aggiunto Wen.

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Nissan, piano Ambition da 18 miliardi $. Entro il 2028 le batterie a stato solido - Il Sole 24 ORE

I punti chiave

3' di lettura

Nissan e una nuova visione a lungo termine per la mobilità del futuro, ma non solo. Ecco la filosofia alla base del piano Ambition 2030 col quale il costruttore giapponese parte integrante dell'Alleanza sia con la Renault che con Mitsubishi intende rispondere alle nuove esigenze ambientali e anche per diventare 100% sostenibile. Con questa visione, Nissan punta a costruire anche attraverso delle nuove collaborazioni con gli alleati, ma non soltanto, un innovativo ecosistema di tipo intelligente che si basa su una mobilità integrata. Da verificare se l’ambizioso programma verrà effettivamente realizzato e se nei tempi previsti. La Borsa ha risposto vendendo (-5,63%) a fronte di una performance nel 2021 ancora positiva (+7,32%).

Ventitré nuovi modelli e molte innovazioni tecnologiche

Nei prossimi dieci anni, Nissan lancerà veicoli elettrificati e introdurrà innovazioni tecnologiche, espandendo le sue attività a livello globale. La visione supporta l’obiettivo di Nissan di proporsi come brand a emissioni zero per tutto il ciclo di vita dei suoi prodotti entro l’anno fiscale 2050. Col nuovo piano, dunque, Nissan intende guidare la nuova era dell’elettrificazione, ma nello stesso tempo perseguire le future opportunità di business che ci saranno.

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Il piano è supportato da un investimento importante

Tra i primi pionieri dei veicoli elettrici, Nissan ha da tempo democratizzato i veicoli a batteria e ha investito nella realizzazione di infrastrutture di ricarica e gestione dell’energia. Ponendo l’elettrificazione al centro della strategia a lungo termine Nissan per il nuovo Ambition 2030, ha come obiettivo di accelerare l’elettrificazione della sua gamma di modelli e il tasso di innovazione tecnologica con investimenti pari a 2 trilioni di yen (17,6 miliardi di dollari) nei prossimi cinque anni.

Lo scopo è migliorare le vendite del 75% in Europa

L'obiettivo è offrire una gamma diversificata di 23 nuovi modelli elettrificati, 15 dei quali elettrici entro il 2030, con un mix di elettrificazione di oltre il 50% a livello globale attraverso i marchi Nissan e Infiniti. Così facendo il costruttore giapponese punta ad aumentare in misura molto consistente le sue vendite di veicoli elettrici il 2030 di oltre il 75% in Europa, ma anche del 40% sia in Cina che negli Stati Uniti e in aggiunta anche del 55% sul mercato giapponese.

Quattro concept che anticipano i modelli di serie

Nissan nell’occasione ha poi presentato anche tre nuovi concept car che punteranno ad offrire delle esperienze di guida migliorate attraverso un packaging tecnologico di livello. Questi concept mettono in mostra le potenzialità che Nissan potrà offrire attraverso un’ampia gamma di nuovi veicoli ed ecosistemi avanzati. L’obiettivo di Nissan è anche quello supportare un maggiore accesso a una mobilità sostenibile sia sicura che entusiasmante.

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Bonus stufa a pellet più complicato con visto e asseverazione: ecco cosa cambia - Investire Oggi

Bonus stufa a pellet più complicato con visto e asseverazione: ecco cosa cambia

Il bonus stufa pellet si complica dal 12 novembre 2021, ossia dalla data di entrata in vigore del decreto – legge n. 157 del 2021, contenente misure finalizzate a contrastare le frodi nel campo delle agevolazioni fiscali previste per lavori sulla casa (bonus ristrutturazione, ecobonus odinario, bonus facciate, ecc.).

Il bonus stufa pellet

L’acquisto di una stufa a pellet può rientrare tra le spese per le quali è ammessa la detrazione fiscale del 50% (bonus ristrutturazione) oppure del 65% (ecobonus – risparmio energetico).

Nel caso dell’ecobonus, ai fini dello sgravio fiscale, tuttavia, la strada è più tortuosa (i requisiti tecnici da rispettare devono essere specifici ed inoltre è richiesta la comunicazione all’ENEA).

Più semplice, invece, è avere la detrazione del 50% (vedi anche Bonus stufa a pellet più facile con la ristrutturazione: ecco quando l’acquisto si detrae al 50%).

Cessione del credito e sconto in fattura: le novità

Anche per il bonus stufa pellet, è ammesso optare, per le spese 2020 e 2021 (e grazie alla legge di bilancio 2022 anche per quelle successive), per la cessione del credito o sconto in fattura.

L’opzione, ricordiamo, deve essere comunicata, all’Agenzia delle Entrate, entro il 16 marzo dell’anno successivo al sostenimento della spesa.

Tuttavia, se prima era più semplice la possibilità di opzione, come anticipato, dal 12 novembre 2021, le cose si sono complicate, in quanto, il legislatore ha introdotto anche per i bonus casa diversi dal 110%, l’obbligo di acquisire il visto di conformità e l’asseverazione congruità prezzi, laddove si opti per sconto o cessione del credito.

Ne consegue che anche per la detrazione riconosciuta a fronte dell’acquisto della stufa a pellet, se si decide di optare per cessione o sconto, occorre acquisire ora, rispetto a prima, il visto e l’asseverazione.

Bonus stufa pellet, i chiarimenti del fisco dopo le novità

A proposito della novità, tenendo conto dei chiarimenti forniti nelle FAQ del 22 novembre 2021, da parte dell’Agenzia delle Entrate, bisogna considerare quanto segue:

  1. acquisto stufa pellet con fattura avente data antecedente il 12 novembre 2021 e già pagata prima di tale data ma con comunicazione dell’opzione ancora da farsi (non sono necessari visto e asseverazione)
  2. fattura con data antecedente il 12 novembre 2021 ma da pagarsi dopo l’11 novembre 2021 (c’è obbligo di visto ed asseverazione)
  3. infine, laddove si tratti fattura con data antecedente il 12 novembre 2021 e già pagata prima di tale data e per la quale è già fatta anche la comunicazione dell’opzione (con ricevuta di accoglimento) non c’è alcun obbligo di integrare con visto e asseverazione.

Si tenga presente che, nell’ipotesi di cui al punto 1), è comunque indispensabile che risulti effettivamente eseguita, con data antecedente il 12 novembre 2021, l’opzione di cessione del credito (deve risultare, quindi, già stipulato il contratto di cessione) o dello sconto in fattura (mediante la relativa annotazione nella fattura stessa).

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“Dreamliner” e il giallo dei pezzi prodotti a Brindisi - Il Fatto Quotidiano

Si complica “l’affare 787” che nell’ultimo mese si è mangiato mezzo miliardo di capitalizzazione del gruppo Leonardo, controllato al 30% dal Tesoro. Leonardo è uno dei fornitori chiave del colosso dei cieli statunitense Boeing per cui produce anche sezioni della fusoliera (la numero 44 e la numero 46) e gli stabilizzatori orizzontali del Dreamliner. Il 787 “Dreamliner” non è un aereo qualsiasi. Tecnologicamente è la punta di diamante dell’aviazione civile, fabbricato con materiali innovativi che ne riducono il peso e quindi i consumi. C’è molto meno alluminio che è sostituito da fibre speciali, carbonio soprattutto. Leonardo, costruisce nel complesso il 14% del velivolo, nei due siti di Grottaglie e Foggia.

L’aereo incontra da tempo una serie di problemi ed è da tempo sotto stretta osservazione da parte della Faa (Federal aviation administration, l’ente statunitense per la sicurezza dei voli). Criticità che non riguardano solo alcuni dei componenti forniti da Leonardo. Secondo un nuovo documento della Faa di cui dà conto il Seattle Times sarebbero emersi ad esempio anche problemi di contaminazione della fibra di carbonio realizzata dalla giapponese Mitsubishi Heavy Insustires oltre difetti di fabbricazione a punti di congiunzione in prossimità delle porte di prua e di poppa che chiamerebbero di nuovo in causa Leonardo.

Nessuno di questi elementi costituisce un “immediato problema sulla sicurezza” ma sono fattori che potrebbero imporre un ciclo abbreviato di manutenzione. Il comitato del Senato statunitense che si occupa di trasporti ha chiesto alla Faa di visionare i risultati delle nuove indagini sul 787 domandandosi se il programma di verifiche in atto sia sufficiente per gestire i problemi che sta presentando l’aereo. A sua volta la Faa ha sollevato dubbi sui metodi utilizzati da Boeing nel condurre le sue ispezioni sui fornitori.

In attesa di risolvere la questione sono circa un centinaio i “dreamliner” bloccati nelle fabbriche e nei depositi di Boeing per un controvalore di 20 miliardi di dollari (17,7 miliardi di euro). Il costo causato dai problemi al 787 sarebbero ormai sopra il miliardo di dollari. Gli aerei che montano componenti da revisionare sarebbero circa 450 e, secondo quanto scrive il Wall Street Journal le consegne di 787 sarebbero sospese almeno fino ai prossimi febbraio/marzo. Boeing non ha commentato l”indiscrezione.

Lo scorso 14 ottobre il gruppo Leonardo ha perso 300 milioni di euro di capitalizzazione in meno di un’ora. Le vendite sono scattate appena l’agenzia Bloomberg ha diffuso la notizia che riconduceva a Leonardo alcuni dei componenti dell’aereo non conformi alle richieste di Boeing. Si tratterebbe di elementi di congiunzione tra parti della fusoliera che non conterrebbero una quantità di titanio inferire a quanto richiesto. Oltre al danno di immagine, si potrebbe aprire la strada per richieste di risarcimenti. Lo stesso 14 ottobre Leonardo ha diffuso una nota per spiegare che le parti sotto esame provengono dal subfornitore Manufacturing Processes Specification (Mps).

“In merito alle notizie sul riscontro di difetti nei componenti prodotti per il B787, Leonardo fa sapere che si fa riferimento al subfornitore Manufacturing Processes Specification Srl qualificato anche da Boeing. Il suddetto subfornitore è sotto indagine da parte della magistratura per cui Leonardo risulta parte lesa e pertanto non si assumerà potenziali oneri a riguardo. Inoltre Manufacturing Processes Specification S.r.l non è più fornitore di Leonardo”, recita la nota del gruppo guidato da Alessandro Profumo e partecipato al 30% dal ministero del Tesoro. La puntualizzazione non ha però rassicurato i mercati visto che il titolo della società non ha mai più recuperato i valori precedenti. Anzi, nell’ultima settima, dopo le notizie sugli ulteriori rallentamenti del programma 787 è sceso a 6,2 euro, un euro in meno rispetto alla chiusura dello scorso 13 ottobre.

Mps (ex processi speciali) è una piccola azienda del brindisino che fattura circa 3,3 milioni di euro. E’ rinata dalle ceneri della Processi Speciali, fallita nel 2018. Ma questo passaggio è finito sotto la lente dei magistrati. Il proprietario di Mps Antonio Ingrosso, insieme ad alcuni familiari, è finito sotto indagine a Brindisi per bancarotta fraudolenta. Per gli imputati sono stati disposti gli arresti domiciliari. Ingrosso avrebbe infatti utilizzato fondi dell’azienda a fini personali, tra cui l’acquisto di opere d’arte e vacanze. Un comportamento reiterato nel corso degli anni, prima ai danni della fallita Processi Speciali srl e poi nei confronti di Mps. Ingrosso sarebbe anche riuscito ad ottenere un’erogazione di 500mila euro da parte del ministero dello Sviluppo Economico simulando una compravendita di macchinari. La sera del 14 ottobre stessa l’avvocato di Mps Francesca Conte ha replicato a Leonardo replica spiegando che si tratta di “Accuse tanto gravi quanto assolutamente infondate. Non è dato comprendere come sia stato possibile diffondere, senza alcuna prova, una simile notizia, provocando un terremoto mediatico ingiustificato ed ingiustificabile. Questa vicenda sarà oggetto di dovuti approfondimenti nelle sedi preposte con ogni conseguenza di legge”

Precisato che nessuna sentenza è stata ancora emessa, il quadro che emerge dalle carte è piuttosto desolante. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che da qui provengano parti, sebbene “minori”, di uno degli aerei tecnologicamente più avanzati al mondo. In una delle intercettazioni uno rappresentante di Leonardo dice: “Io gli ho mandato un audit ma è stato molto morbido perché…questo è andato là non capiva un cazzo…gli ha fatto un audit blanda…”. Le forniture di Mps a Leonardo sono ino ogni caso completamente cessate nell’aprile del 2020.

L’azienda brindisina finisce anche sotto “indagine di qualità” da parte dei due committenti. Secondo quanto riscostruito da Ilfattoquotidiano.it dall’agosto 2020 al maggio 2021 tecnici di Leonardo e Boeing si sono recati negli stabilimenti di Mps. Fonti vicine all’azienda brindisina affermano che durante l’indagine tutte le parti sono state controllate ed accettate sia da Leonardo che da Boeing, aggiungendo che la responsabilità dell’ordine ricade su Leonardo in quanto la Mps non aveva la certificazione Part21 per la costruzione diretta di parti di volo. In questi casi come indica chiaramente la specifica la responsabilità qualora ci sia un errore è comunque di Leonardo anche in virtù della collaborazione di Mps per risolvere problemi.

Interpellata da ilFattoquotidiano.it Boeing Italia non ha voluto fornire alcuna indicazione supplementare rispetto alla nota ufficiale del gruppo in cui si spiega “Abbiamo ricevuto una notifica da uno dei nostri fornitori in merito ad alcune parti del 787 che sono state prodotte in modo improprio. Mentre la nostra indagine è in corso, abbiamo stabilito che ciò non rappresenta un’immediata preoccupazione per la sicurezza del volo della flotta in servizio. Gli aerei ancora da consegnare saranno rilavorati, se necessario, prima della consegna al cliente. Eventuali potenziali azioni sulla flotta saranno determinate attraverso il nostro normale processo di revisione e confermate con la Faa. Boeing non ha confermato né smentito di aver certificato autonomamente Mps e neppure che l’azienda brindisina fornisca o abbia fornito direttamente componenti per altri aerei, fuori dal programma 787 gestito da Leonardo.

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"Dreamliner" e il giallo dei pezzi prodotti a Brindisi. Il 787 è sogno che sta diventando un incubo sia per per Boeing che per Leonardo - Il Fatto Quotidiano

Si complica “l’affare 787” che nell’ultimo mese si è mangiato mezzo miliardo di capitalizzazione del gruppo Leonardo, controllato al 30% dal Tesoro. Leonardo è uno dei fornitori chiave del colosso dei cieli statunitense Boeing per cui produce anche sezioni della fusoliera (la numero 44 e la numero 46) e gli stabilizzatori orizzontali del Dreamliner. Il 787 “Dreamliner” non è un aereo qualsiasi. Tecnologicamente è la punta di diamante dell’aviazione civile, fabbricato con materiali innovativi che ne riducono il peso e quindi i consumi. C’è molto meno alluminio che è sostituito da fibre speciali, carbonio soprattutto. Leonardo, costruisce nel complesso il 14% del velivolo, nei due siti di Grottaglie e Foggia.

L’aereo incontra da tempo una serie di problemi ed è da tempo sotto stretta osservazione da parte della Faa (Federal aviation administration, l’ente statunitense per la sicurezza dei voli). Criticità che non riguardano solo alcuni dei componenti forniti da Leonardo. Secondo un nuovo documento della Faa di cui dà conto il Seattle Times sarebbero emersi ad esempio anche problemi di contaminazione della fibra di carbonio realizzata dalla giapponese Mitsubishi Heavy Insustires oltre difetti di fabbricazione a punti di congiunzione in prossimità delle porte di prua e di poppa che chiamerebbero di nuovo in causa Leonardo.

Nessuno di questi elementi costituisce un “immediato problema sulla sicurezza” ma sono fattori che potrebbero imporre un ciclo abbreviato di manutenzione. Il comitato del Senato statunitense che si occupa di trasporti ha chiesto alla Faa di visionare i risultati delle nuove indagini sul 787 domandandosi se il programma di verifiche in atto sia sufficiente per gestire i problemi che sta presentando l’aereo. A sua volta la Faa ha sollevato dubbi sui metodi utilizzati da Boeing nel condurre le sue ispezioni sui fornitori.

In attesa di risolvere la questione sono circa un centinaio i “dreamliner” bloccati nelle fabbriche e nei depositi di Boeing per un controvalore di 20 miliardi di dollari (17,7 miliardi di euro). Il costo causato dai problemi al 787 sarebbero ormai sopra il miliardo di dollari. Gli aerei che montano componenti da revisionare sarebbero circa 450 e, secondo quanto scrive il Wall Street Journal le consegne di 787 sarebbero sospese almeno fino ai prossimi febbraio/marzo. Boeing non ha commentato l”indiscrezione.

Lo scorso 14 ottobre il gruppo Leonardo ha perso 300 milioni di euro di capitalizzazione in meno di un’ora. Le vendite sono scattate appena l’agenzia Bloomberg ha diffuso la notizia che riconduceva a Leonardo alcuni dei componenti dell’aereo non conformi alle richieste di Boeing. Si tratterebbe di elementi di congiunzione tra parti della fusoliera che non conterrebbero una quantità di titanio inferire a quanto richiesto. Oltre al danno di immagine, si potrebbe aprire la strada per richieste di risarcimenti. Lo stesso 14 ottobre Leonardo ha diffuso una nota per spiegare che le parti sotto esame provengono dal subfornitore Manufacturing Processes Specification (Mps).

“In merito alle notizie sul riscontro di difetti nei componenti prodotti per il B787, Leonardo fa sapere che si fa riferimento al subfornitore Manufacturing Processes Specification Srl qualificato anche da Boeing. Il suddetto subfornitore è sotto indagine da parte della magistratura per cui Leonardo risulta parte lesa e pertanto non si assumerà potenziali oneri a riguardo. Inoltre Manufacturing Processes Specification S.r.l non è più fornitore di Leonardo”, recita la nota del gruppo guidato da Alessandro Profumo e partecipato al 30% dal ministero del Tesoro. La puntualizzazione non ha però rassicurato i mercati visto che il titolo della società non ha mai più recuperato i valori precedenti. Anzi, nell’ultima settima, dopo le notizie sugli ulteriori rallentamenti del programma 787 è sceso a 6,2 euro, un euro in meno rispetto alla chiusura dello scorso 13 ottobre.

Mps (ex processi speciali) è una piccola azienda del brindisino che fattura circa 3,3 milioni di euro. E’ rinata dalle ceneri della Processi Speciali, fallita nel 2018. Ma questo passaggio è finito sotto la lente dei magistrati. Il proprietario di Mps Antonio Ingrosso, insieme ad alcuni familiari, è finito sotto indagine a Brindisi per bancarotta fraudolenta. Per gli imputati sono stati disposti gli arresti domiciliari. Ingrosso avrebbe infatti utilizzato fondi dell’azienda a fini personali, tra cui l’acquisto di opere d’arte e vacanze. Un comportamento reiterato nel corso degli anni, prima ai danni della fallita Processi Speciali srl e poi nei confronti di Mps. Ingrosso sarebbe anche riuscito ad ottenere un’erogazione di 500mila euro da parte del ministero dello Sviluppo Economico simulando una compravendita di macchinari. La sera del 14 ottobre stessa l’avvocato di Mps Francesca Conte ha replicato a Leonardo replica spiegando che si tratta di “Accuse tanto gravi quanto assolutamente infondate. Non è dato comprendere come sia stato possibile diffondere, senza alcuna prova, una simile notizia, provocando un terremoto mediatico ingiustificato ed ingiustificabile. Questa vicenda sarà oggetto di dovuti approfondimenti nelle sedi preposte con ogni conseguenza di legge”

Precisato che nessuna sentenza è stata ancora emessa, il quadro che emerge dalle carte è piuttosto desolante. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che da qui provengano parti, sebbene “minori”, di uno degli aerei tecnologicamente più avanzati al mondo. In una delle intercettazioni uno rappresentante di Leonardo dice: “Io gli ho mandato un audit ma è stato molto morbido perché…questo è andato là non capiva un cazzo…gli ha fatto un audit blanda…”. Le forniture di Mps a Leonardo sono ino ogni caso completamente cessate nell’aprile del 2020.

L’azienda brindisina finisce anche sotto “indagine di qualità” da parte dei due committenti. Secondo quanto riscostruito da Ilfattoquotidiano.it dall’agosto 2020 al maggio 2021 tecnici di Leonardo e Boeing si sono recati negli stabilimenti di Mps. Fonti vicine all’azienda brindisina affermano che durante l’indagine tutte le parti sono state controllate ed accettate sia da Leonardo che da Boeing, aggiungendo che la responsabilità dell’ordine ricade su Leonardo in quanto la Mps non aveva la certificazione Part21 per la costruzione diretta di parti di volo. In questi casi come indica chiaramente la specifica la responsabilità qualora ci sia un errore è comunque di Leonardo anche in virtù della collaborazione di Mps per risolvere problemi.

Interpellata da ilFattoquotidiano.it Boeing Italia non ha voluto fornire alcuna indicazione supplementare rispetto alla nota ufficiale del gruppo in cui si spiega “Abbiamo ricevuto una notifica da uno dei nostri fornitori in merito ad alcune parti del 787 che sono state prodotte in modo improprio. Mentre la nostra indagine è in corso, abbiamo stabilito che ciò non rappresenta un’immediata preoccupazione per la sicurezza del volo della flotta in servizio. Gli aerei ancora da consegnare saranno rilavorati, se necessario, prima della consegna al cliente. Eventuali potenziali azioni sulla flotta saranno determinate attraverso il nostro normale processo di revisione e confermate con la Faa. Boeing non ha confermato né smentito di aver certificato autonomamente Mps e neppure che l’azienda brindisina fornisca o abbia fornito direttamente componenti per altri aerei, fuori dal programma 787 gestito da Leonardo.

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