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Monday, January 9, 2023

Il passo falso del lavoro: bruciati 27 mila posti in un mese - La Stampa

TORINO. Il mercato del lavoro sbanda e brucia 27 mila posti. Dopo due mesi di crescita, dice l’Istat, a novembre diminuiscono occupati e disoccupati, mentre aumentano gli inattivi. L’occupazione, spiega l’istituto di statistica, cala (-0,1%) per donne, dipendenti e per la fascia compresa tra i 35 e i 49 anni. Tiepidi segnali positivi, invece, per gli uomini, i lavoratori a termine, gli autonomi e i giovani tra i 15 e i 24 anni. 

Così i generi

Secondo la fotografia mensile il numero delle persone in cerca di lavoro diminuisce (-0,8%) per entrambi i generi e tra i minori di 35 anni. Se il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,8%, quello giovanile cala al 23,0% (-0,6 punti). A preoccupare è  l’incremento del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni: +0,4%, 49 mila italiani in più che si sono arresi e hanno smesso di cercare un posto.  Il totale dei dipendenti rimane tuttavia superiore a quello di novembre 2021 di 314mila unità, il numero degli indipendenti è invece inferiore di 36mila.

Il confronto

Confrontando il trimestre settembre-novembre 2022 con quello precedente (giugno-agosto), si registra invece un incremento del numero di occupati (+0,1%, pari a +27mila unità). La crescita dell'occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,3%, pari a -26mila unità) e degli inattivi (-0,2%, pari a -24mila unità).

L’analisi

«I dati di novembre mostrano una piccola flessione, ma non intaccano un 2022 positivo per il mercato del lavoro italiano, in quantità e qualità – dice Andrea Garnero, analista dell’Ocse-. Quasi 300 occupati in più, di cui gran parte a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione, cioé la percentuale di occupati sulla popolazione in età da lavoro ha toccato il massimo, anche se resta ben al di sotto delle medie europee». Secondo Garnero «l’economia italiana nel 2022 è andata decisamente meglio del previsto. La preoccupazione principale al momento è sul fronte dei salari dove non si muove molto. Al di là di meritorie iniziative di singole imprese, la metà dei lavoratori ha il contratto collettivo di riferimento scaduto. E anche il valore dei rinnovi contrattuali resta limitato. La causa è una produttività stagnante ma anche delle relazioni industriali sempre più logore».

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