Per le aziende occidentali l’addio alla Russia rischia di diventare più costoso. Secondo Reuters, Mosca avrebbe iniziato a esigere dai gruppi intenzionati a vendere le filiali locali sconti più corposi rispetto alla reale valutazione delle attività.
Le nuove richieste di Mosca
Sinora, la richiesta si aggirava intorno al 50% del prezzo di mercato stabilito da esperti nominati dallo stesso governo russo. A ciò si aggiungeva la necessità di contribuire al bilancio di Mosca per una somma equivalente al 10% dell’importo pattuito. Negli ultimi tempi, riportano alcune fonti, la commissione incaricata di approvare i disinvestimenti delle imprese europee avrebbe alzato la richiesta di sconto, portandola in alcuni fino al 70-80%. In caso di rifiuto, Mosca è pronta a negare l’autorizzazione all’uscita, con tutti i rischi reputazionali ed economici che ne conseguono.
Per le aziende europee danni per 100 miliardi
La stretta di Mosca arriva in una fase di stallo nel conflitto in Ucraina e rischia di complicare l’uscita delle imprese europee dal Paese. Fra marzo 2022 e marzo 2023 oltre 200 aziende straniere hanno ceduto le loro attività locali. Secondo il Financial Times, alle sole aziende europee l’addio è costato oltre 100 miliardi di euro. A subire le maggiori perdite sono state le compagnie petrolifere, da sempre molto attive nell’estrazione di gas e petrolio in Russia. Oltre 1000 aziende hanno poi ridotto l’operatività nel Paese, pur non lasciandolo. Fra loro figurano anche alcuni gruppi italiani come UniCredit e Intesa Sanpaolo che stanno da tempo negoziando la cessione delle proprie controllate in Russia.
Heineken vende per un euro
Dinanzi ai ritardi nelle procedure e alle crescenti richieste di sconto da parte di Mosca, alcune società hanno preferito liberarsi delle proprie attività a un prezzo simbolico. Così, per esempio, oggi Heineken ha annunciato la vendita della controllata russa per un euro al produttore locale Arnest Group. L’operazione comporterà una perdita di 300 milioni di euro per il colosso olandese che negli ultimi tempi era stato bersagliato di critiche proprio per la sua permanenza in Russia. «Avrei voluto concludere questo accordo mesi fa», ha ammesso il ceo di Heineken, Dolf van den Brink, ma «c’era il rischio concreto che i nostri dipendenti locali venissero perseguiti legalmente».
Putin blocca le aziende occidentali: Heineken vende le attività per un euro e perde 300 milioni - Corriere della Sera
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