Ribasso corposo per Piazza Affari, con il FTSEMib che perde quasi tre punti percentuali. Male anche le altre borse del Vecchio Continente. A Milano soffrono i bancari
Ribasso corposo per Piazza Affari, con il FTSEMib che perde quasi tre punti percentuali. Male anche le altre borse del Vecchio Continente. Il comparto più in difficoltà? Quello bancario.
Quando ci si approssima alla chiusura il FTSEMib perde il 2,7% a 21.243 punti mentre l'All Share arretra del 2,66%. Più o meno sulla stessa linea il Mid Cap (-2,32%) e lo Star (-2,01%).
A Milano soffrono i bancari. Secondo quanto indicato dal Sole24Ore UniCredit(-7,03%) si è alleata con Prelios per gestire un iniziale miliardo di inadempienze probabili o crediti unlikely to pay (Utp). L’obiettivo dell’accordo è “la massimizzazione dei rientri in bonis e del conseguente positivo impatto sui clienti della banca, con benefici sull’economia reale e sul tessuto produttivo e sociale italiano”. La cifra è destinata a salire a 3 miliardi nei successivi sei anni, lungo i quali si estende l'intesa.
Borsa di Mosca in forte calo (- 6%) trascinata al ribasso dal crollo di Gazprom (- 25%). Il colosso statale del gas, che capitalizza ora 110 miliardi di dollari, ha annunciato la sospensione del piano di distribuzione dei dividendi. Lo scorso maggio il gruppo, controllato al 38% dallo stato russo, aveva preannunciato una cedola record in virtù del rialzo dei prezzi del gas. Oggi si è saputo che il prodotto interno della Russia è sceso del 4,3% a maggio. Lo afferma l’agenzia Ria Novosti citando il ministero dello Sviluppo economico di Mosca. Secondo il ministero i maggiori fattori di calo sono le restrizioni nei trasporti e nella logistica, oltre alla riduzione della domanda interna. In maggio si è praticamente azzerata la produzione di automobili. Quelle uscite dagli stabilimenti russe sono state appena 3.700 automobili, il 97% in meno rispetto al maggio dello scorso anno. Nel paese sono rimasti operativi solo due stabilimenti automobilistici su 20dopo che le principali case automobilistiche hanno interrotto la produzione e le vendite in seguito all’invasione dell’Ucraina. A Francoforte perde oltre il 13% Uniper, principale acquirente tedesco di gas russo. La società ha lanciato un allarme utili a causa della diminuzione delle consegne dalla Russia. Uniper ipotizza anche la richiesta di un sostegno pubblico.
In generale quella odierna è per ora una giornata di debolezza sui mercati. Le borse asiatiche hanno chiuso in rosso (Nikkei – 1,5%, Honk Kong – 0,6%). In Europa Londra perde il 2,6%, Francoforte il 2,8% mentre Parigi arretra del 2,7%. In discesa anche piazza Affari (- 3%). Nuovo crollo per Saipem che scende del 22%, il gruppo è alle prese con un aumento di capitale da 2 miliardi di euro a forte sconto. In forte discesa anche Unicredit (- 6%) e Bper (- 5,5%). Tengono Terna e Diasorin. Non hanno aiutato il comparto bancario le parole del presidente del consiglio di viglianza della Banca centrale europea Andrea Enria. “L’attuale contesto” è “caratterizzato da una maggiore volatilità e da valutazioni azionarie inferiori, poiché i mercati prevedono che la redditività e la qualità degli attivi delle banche potrebbero essere influenzate da sviluppi macroeconomici avversi. Le proiezioni macroeconomiche dello staff dell’Eurosistema di giugno 2022 introducono per la prima volta uno scenario al ribasso che comporta una possibile recessione nel 2023 a seguito di interruzioni dell’approvvigionamento energetico dell’area dell’euro”, ha affermato.
“I maggiori rischi di credito derivanti dalle esposizioni di alcune banche verso la Russia e verso i settori più colpiti dalla guerra, unitamente all’indebolimento delle prospettive di crescita, hanno già portato a una revisione al rialzo degli accantonamenti per perdite su crediti”, ha continuato Enria. Inoltre la Bce potrebbe chiedere alle banche di prepararsi ai contraccolpi economici di un taglio delle forniture di gas e tenerne conto anche sulle politiche dei dividendi. Lo ha detto Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza dell’istituto centrale. “Ne parleremo la prossima settimana al supervisory board, ma potremmo chiedere alle banche di ricalcolare le traiettorie di credito nel caso di un peggioramento della congiuntura, anche nel caso di un embargo, e sfruttare questa analisi anche per poter gestire i piani di distribuzione”, ha affermato.
Continua intanto la caduta del bitcoin, stamane in discesa di oltre il 5%, al di sotto dei 19mila dollari. Stamane il Tesoro ha collocato Btp a 5 e 10 anni con rendimenti in rialzo. Sono stati venduti titoli al 2027 per 4 miliardi di euro di spuntando un rendimento del 2,47% rispetto al 2,16% di fine maggio. Per altri 2 miliardi di Btp al 2032 il rendimento è stato invece del 3,47% contro il 3,10% della precedente asta del 31 maggio. Collocato infine anche 1 miliardo di CCTeu con scadenza 2029 con un tasso allo 0,58%. Spread (differenza di rendimento tra un titolo di stato decennale italiano e l’equivalente tedesco) in rialzo a 191 punti.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Non si placa l’ansia da recessione sui listini europei. Il duo Powell-Lagarde, infatti, non riesce a frenare le vendite sui principali mercati del Vecchio Continente, che chiudono in “rosso” dopo una serie di dati macro deludenti arrivati dagli Stati Uniti, dove si registra un’inflazione peggiore delle stime e un Pil in calo più del previsto. A poco sono valsi i timidi segnali arrivati dall’inflazione tedesca, che sembra aver già raggiunto il suo picco. In preda alla volatilità Wall Street che si avvia in ogni caso a chiudere il suo peggiore semestre degli ultimi 52 anni. Dal forum di Sintra, in Portogallo, il presidente della Federal Reserve ha messo in guardia sulla futura crescita Usa: «Sappiamo che potrà essere più lenta» ma «dobbiamo metterlo in conto, perché il nostro obiettivo è far calare l'inflazione». E se pure l’economia è «ben posizionata per resistere a un inasprimento della politica monetaria» non è detto che «la Fed riesca a garantire un atterraggio morbido». Dal canto suo, la presidente Bce ha spiegato che «non si tornerà al contesto di bassa inflazione che c’era prima della pandemia», dettando i tempi del futuro scudo anti-spread: «Se ne discuterà durante la prossima riunione del 21 luglio». Parole che non hanno rassicurato gli investitori, che hanno ridotto nei portafogli il peso dei titoli ciclici. Non fa eccezione la Borsa di Milano, con il FTSE MIB che porta il bilancio del primo semestre, che termina domani 30 giugno, a circa -20%. In territorio negativo anche il CAC 40 di Parigi, il DAX 40 di Francoforte, il FT-SE 100 di Londra, l'IBEX 35 di Madrid e l'AEX di Amsterdam.
Wall Street volatile, verso peggior semestre in 52 anni
Volatile Wall Street - chiude con Dow Jones a +0,27%, S&P500 a -0,07%, Nasdaq a -0,03% - mentre il 30 giugno si chiuderà il primo semestre del 2022: lo S&P 500 sta perdendo, dall'inizio dell'anno, circa il 20% e potrebbe archiviare i primi sei mesi come i peggiori dal 1970, quando perse il 21,01%. Poco fa, è stata pubblicata la lettura finale del Pil del primo trimestre del 2022, che è diminuito al tasso annualizzato dell'1,6% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre le attese erano per una conferma del -1,5% della seconda lettura; in prima lettura, registrato un -1,4%. Nel quarto trimestre del 2021, il Pil era aumentato del 6,9%. Le spese dei consumatori, che rappresentano il 69% dell'economia statunitense, sono aumentate dell'1,8%, in calo dal 3,1% della seconda e dopo il 2,7% della prima lettura; nell'ultimo trimestre del 2021, erano aumentate del 2,5%. Al centro dei timori resta l'inflazione, che ha fatto scendere la fiducia dei consumatori (Conference Board) ai minimi dal febbraio 2021 e la componente che misura le aspettative per il futuro al livello più basso dal marzo 2013. Il Dow Jones scende di 2,82 punti (-0,01%), lo S&P 500 perde 12 punti (-0,32%), il Nasdaq è in ribasso di 71,72 punti (-0,64%). Il petrolio Wti al Nymex sale dell'1,57% a 113,51 dollari al barile, a causa dei timori sulla domanda, rafforzati dalla volontà del G7 di impegnarsi per l'eliminazione graduale della dipendenza dall'energia russa.
Loading...
Andamento Piazza Affari FTSE Mib
A Milano giù la galassia Agnelli, ok PopSondrio dopo il piano
A zavorrare il listino milanese è la galassia Agnelli, dopo l'accordo raggiunto nella notte in Europa sullo stop ai motori diesel e benzina dal 2035, con Cnh Industrial, Stellantis, Exor e Ferrari. Male il comparto bancario che vede la recessione avvicinarsi. Tra le poche in controtendenza Eni grazie alla salita del greggio. Ancora giù Saipem mentre prosegue l'aumento di capitale da 2 miliardi: il titolo chiude in rialzo del 7% ma le opzioni crollano di un altro 70%. Fuori dal listino principale, chiude in rialzo la Banca Pop Sondr, che ha approvato il nuovo piano "Next Step" 2022-2025: nel 2025 è previsto il raggiungimento di un utile netto di 323 milioni dai 269 del 2021, con tappa intermedia a 263 nel 2023. Per gli analisti di Equita i target sono migliori delle attese.Altra seduta di passione per Banca Mps, che dall'annuncio del piano e dell'aumento di capitale ha perso il 20%.
L'inflazione tiene banco ma rallenta in Germania
Le preoccupazioni per la crescita e l'inflazione tengono banco, dopo il dato debole sulla fiducia dei consumatori americani ai minimi da 16 anni e il calo di Wall Street, mentre da Sintra il mercato si aspetta indicazioni sui rialzi dei tassi e sulle previsioni dei banchieri centrali su crescita e inflazione. «Le comunicazioni da parte dei banchieri centrali sono sempre più hawkish, promettendo rialzi dei tassi di interesse sempre più aggressivi. Il rischio di recessione dovuto anche ad errori di politica monetaria è quindi elevato, in quanto l’inflazione, soprattutto in Europa, è dovuta per lo più ad un aumento dei prezzi dei prodotti energetici, poco sensibili all’aumento dei tassi», commenta Luigi Nardella di Ceresio Investors. A giugno l'inflazione tedesca è stimata in crescita dello 0,1% su mese e del 7,6% su anno. Un incremento inferiore alle previsioni che indicavano un aumento dello 0,5% congiunturale e dell'8% tendenziale.Il dato tendenziale di giugno rappresenta un rallentamento rispetto al 7,9% registrato a maggio. Viceversa, ha sorpreso la forte accelerazione del dato spagnolo al nuovo record del 10% trainato, neanche a dirlo, da alimentari ed energia.
Attesa per l'avvio della stagione delle trimestrali
Sul fronte azionario, il mercato si sta posizionando in vista dell'avvio della stagione delle trimestrali, che darà il polso degli effetti sui bilanci delle aziende della difficile fase provocata dagli effetti della guerra in Ucraina e dell'allentamento delle politiche monetarie. «Le trimestrali mostreranno l’impatto dell’inflazione sui diversi settori e società; si vedrà chi riuscirà a beneficiare della domanda ancora forte e a difendere i propri margini - dice Nardella di Ceresio Investors - il nostro focus è su società leader nei propri settori, che riescono ad aumentare i prezzi dei propri prodotti e servizi, e le cui valutazioni si sono fortemente compresse a causa dell’aumento dei tassi».
A metà 2022 le richieste per il Superbonus 110% hanno già superato i 33,7 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento di 33,3 miliardi previsto dal Governo fino al 2036. È questa la principale criticità segnalata da Conflavoro PMI nell’ambito dell’indagine conoscitiva deliberata dalla commissione Finanze della Camera, all’attenzione del Presidente della Commissione Luigi Marattin.
Fondi per Superbonus 110%, l'allarme di Conflavoro PMI
Non solo fondi insufficienti, ma anche il caro materiali, ritardi nei lavori e, soprattutto, la paralisi nel sistema della cessione dei crediti d’imposta da parte delle banche. Un quadro desolante, che secondo Conflavoro PMI va modificato pensando a una riforma organica e strutturale degli incentivi e delle agevolazioni attualmente esistenti, in un’ottica di semplificazione e di coordinamento.
Spiega Roberto Capobianco, Presidente di Conflavoro PMI: “Le impreseche hanno visto nei bonus edilizi uno spiraglio di ripresa da una crisi che dal 2008 stenta a concludersi, dopo aver anticipato milioni di euro per l’avvio e la realizzazione dei cantieri, dopo aver assunto manodopera specializzata e acquisito materiali e attrezzature, oggi si ritrovano con un cassetto fiscale pieno di crediti e prive di liquidità, considerata l’impossibilità di monetizzarli. La paralisi della loro attività ha causato la sospensione dei lavori”.
Capobianco ha anche richiamato le cifre del Rapporto Superbonus 110% di ENEA: al 31 maggio 2022 erano in corso 172.450 interventi edilizi incentivati, per un totale di circa 30,6 miliardi di investimenti ammessi che porteranno a detrazioni per oltre 33,7 miliardi di euro. Per oltre il 65% dei casi, si tratta di lavori già realizzati. Questo significa carenza di fondi, a cui va aggiunta l’approssimazione del sistema normativo.” Le ripetute modifiche alla disciplina hanno provocato confusione, determinando unanimi prese di posizione contro le limitazioni multiple alla cessione del credito maturato sia da parte dei costruttori ma anche degli ordini degli architetti e degli ingegneri”.
La situazione è resa ancora più complicata dal “vincolo di compensazione”, previsto dalla legge, che obbliga gli operatori del mercato ad avere crediti fiscali, tra cui quelli dei bonus edilizi, non superiori ai livelli di imposte e contributi versati dall’istituto bancario. Per questo motivo, le banche che superano questo limite, non hanno più la possibilità di acquistare crediti e quindi di compensare, e sono costrette a non accettare più le pratiche di cessione.
Cessione del credito, le soluzioni possibili
Continua Capobianco: “Siamo di fronte a un circolo vizioso che, di fatto, impedisce agli operatori edili di trasformare in finanza i crediti provocando, quindi, il dissesto delle imprese per asfissia finanziaria dovuta alla mancata monetizzazione. Il Governo, nei molti interventi legislativi degli ultimi anni, non ha tenuto conto delle esternalità negative che, nel caso specifico, rischiano di bloccare interamente il comparto edilizio. Reputiamo sia necessario implementare e potenziare il ruolo delle imprese private nel campo della cessione del credito”. Il richiamo è a quanto dichiarato da InfoCamere secondo cui l’intervento delle imprese in qualità di acquirenti dei crediti può rendere più sostenibile la capacità di assorbimento del mercato considerata la loro capienza fiscale stimata in circa 50 miliardi di euro.
“Chiediamo anche che venga ripristinata per le banche la possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, a prescindere dalla natura soggettiva del cessionario. Riteniamo, infatti, possa già considerarsi ampiamente superato il problema relativo al rischio di frodi, sia per i controlli previsti dal DL Antifrodi, sia per le procedure di verifica e approfondimento svolte direttamente dal sistema bancario”, conclude il presidente di Conflavoro PMI.
Credit Suisse e Goldman Sachs International agiscono come coordinatori e bookrunners, BofA Securities, Mediobanca e UniCredit sono joint bookrunners.Latham & Watkins è consulente legale della società, lo studio legale Pedersoli assiste la famiglia De Nora e Clifford Chance assiste i coordinatori e i bookrunners.
L’offerta di De Nora, gruppo elettrochimico leader nel settore degli elettrodi, degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde e negli impianti per il trattamento delle acque, comprende oltre 35 milioni di titoli pari a circa il 17,4% del capitale sociale. Oltre 14,8 milioni vengono venduti dal Gruppo stesso e 20,26 milioni dagli attuali azionisti Federico De Nora Spa, Asset Company 10 (Snam) e Norfin.
Il flottante previsto è di circa il 20% del capitale sociale della Società in caso di totale esercizio dell’opzione di ’Overallotment’ (extra-collocamento) su un ulteriore pacchetto di oltre 5,2 milioni di azioni. Il ricavato complessivo dell’offerta è previsto a circa 474 milioni di euro, di cui 200 spettanti a De Nora e il resto agli azionisti venditori. Salirà a 545 milioni in caso di esercizio integrale dell’extra-collocamento.
A valle della quotazione alla famiglia De Nora, attualmente al 64%, resterà il controllo del Gruppo, mentre Snam, che ha oggi il 34% di De Nora, resta nel capitale per contribuire allo sviluppo del Gruppo e manterrà un ruolo importante per sostenerne il posizionamento sull’idrogeno.
A Piazza Affari occhi su Saipem, non solo per l'aumento di capitale: il gruppo si è aggiudicato diversi contratti, sia onshore che offshore, in Medio Oriente per un valore di circa 1,25 miliardi di dollari. Al centro dell'attenzione anche Mediobanca e Generali, scese nella seduta di lunedì 27 giugno alla notizia della scomparsa dell'imprenditore Leonardo Del Vecchio: la holding Delfin del fondatore di Luxottica detiene quasi il 20% della banca d'affari e poco meno del 10% del gruppo assicurativo. Le flessioni dei due titoli sono state legate all'incertezza sulle mosse di Delfin sui due dossier. Tra i migliori del listino, Leonardo e Tenaris.
Appeal da M&A per Ovs e Autogrill
Fuori dal Ftse Mib è salita Ovs che ha sottoscritto con tutti gli azionisti di Coin una lettera di intenti per arrivare ad acquistare il 100% dei negozi di abbigliamento veneti. Balzo a metà seduta per Autogrilll che ha confermato le indiscrezioni sulle trattative con in corso con Dufry per una possibile aggregazione industriale: a Zurigo salgono anche le azioni dello stesso gruppo svizzero. Bene anche Maire Tecnimont che si è aggiudicata contratti per complessivi 96 milioni da clienti internazionali in Nigeria, Europa, Medio Oriente ed Estremo Oriente. Sale Mfe A: venerdì si chiude l'offerta d'acquisto e scambio su Mediaset Espana.Sul mercato Euronext Growth Milan spicca Digital360 che ha annunciato l'acquisizione di Methodos nella consulenza organizzativa.
Andamento dello spread Btp / Bund
Spread in calo a 203 punti, rendimento BTp al 3,67%
Sull'obbligazionario, chiusura in calo per lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario Mts dei titoli di Stato europei in un giorno segnato dalla vendite sui bond dell'eurozona, in particolare sui bund dopo le parole della presidente Bce Lagarde. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato in chiusura a 203 punti base dai 209 punti base della chiusura della vigilia. Continua, invece, a salire il rendimento del BTp decennale benchmark indicato al 3,67% rispetto al 3,61% dell'ultima posizione registrata ieri. Salgono di più il rendimento del Bund tedesco all'1,64% dall'1,52% e quello dei Bonos spagnoli al 2,95% dal 2,72 per cento.
Euro in lieve calo sul dollaro, sale il petrolio
Sul mercato dei cambi, l'euro ritraccia a 1,0530 dollari da 1,0576 ieri in chiusura. La moneta unica si attesta anche a 143,44 yen (143,01), mentre il rapporto dollaro/yen è in salita a 136,24 (135,21). In rialzo il prezzo del petrolio: il future agosto sul Wti sale dello 0,64% a 110,27 dollari al barile (+1,01% a 107,46 la consegna settembre), mentre l'analoga consegna sul Brent guadagna l'1,21% a 116,48 dollari. E' infine appena sotto la parità il prezzo del gas naturale ad Amsterdam: -0,5% a 128,85 euro al megawattora.
VENEZIA - Il ritorno all'antico per costruire un nuovo futuro insieme. Ovs vuole comprare Coin. StefanoBeraldo e il fondo Tip di Giovanni Tamburi puntano a ricreare la struttura del gruppo della distribuzione veneziano tornando alle origini. Per ora è stata sottoscritta con Centenary una lettera di intenti che apre una analisi dei conti in esclusiva. Se tutto filerà liscio l'operazione, che coinvolge in prima persona proprio Beraldo in quanto socio di Coin e Ad di Ovs, potrebbe chiudersi già entro novembre. Quanto varrà questa operazione? Per ora non sono filtrate cifre precise se non quelle di base. Coin è la catena di vendita più diffusa in Italia, con vendite per oltre 400 milioni di euro, una rete di 37 negozi e 100 a insegna Coincasa. Ovs invece conta oltre 2000 negozi in Italia e all'estero e nel 2021 ha registrato vendite pari a 1.359 milioni di euro e un ebitda di 147,2 milioni. Insieme farebbero un gruppo di riferimento per abbigliamento e arredo tra lusso e prodotti accessibili. E chiuderebbero il cerchio di una storia iniziata dal nulla, o poco più, dal banchetto da ambulante di tessuti di Vittorio Coin a Pianiga nel 1916, un uomo tenace e che pensa in grande e nel 1927 apre il suo primo negozio a Mirano (Venezia). I figli Alfonso, Aristide e Giovanni prendono la guida negli anni 50, di quella che ormai è un'azienda con negozi in tutta la provincia. Negli anni Sessanta, entra in azienda la terza generazione Coin, con Piergiorgio e Vittorio, figli di Aristide. È in questi anni che nasce Ovs, precisamente nel 1972, erede della piccola catena Coinette che portava in periferia gli articoli invenduti del grande marchio. Piergiorgio prende in mano l'azienda e la guida per 25 anni, dal 1974 al 1999, portandola fino in Borsa.
CONTRASTI
Poi i primi contrasti familiari e anche una battaglia giudiziaria che finisce in vendita. Nel 2005 il fondo di private equity Pai Partners rileva la maggioranza, la famiglia esce completamente dal capitale del gruppo e viene nominato Stefano Beraldo amministratore delegato, manager veneziano che aveva già lavorato in Benetton e De' Longhi. Nel 2011 Pai Partners cede a BC Partners, che procede al delisting. Nel 2015 viene quotata la sola Ovs e il fondo esce progressivamente e completamente dal capitale della società che oggi è una public company quotata in Borsa (- 2,65% ieri a Milano) col singolo maggior azionista la Tip di Giovanni Tamburi con circa il 25%). Nel 2018 Bc Partners cede anche Coin a Centenary, costituita da un gruppo di manager e di investitori prevalentemente veneti, fra i quali con una quota c'è anche lo stesso Stefano Beraldo. In squadra c'è anche Marco Marchi, fondatore e presidente di Liu Jo, che oggi ha il 15%. E poi Team&co col 21,25%, stessa quota di Hi-Dec, Jorall srl ha il 21,25%, poco più di Red Navy. Alessandro Faccio ha lo 0,29% come Ugo Turi. Da maggio 2020 Coin è guidata dall'amministratore delegato Roland Armbruster. Oggi la catena con un fatturato di vendite al cliente di circa 440 milioni sotto insegna, conta 30 milioni di visitatori e 9 milioni di scontrini emessi, un portfolio di più di 1000 brand e una superficie di vendita di circa 110.000 metri qaudrati a cui si aggiunge il sito Coin.it. Sotto l'insegna Coin Excelsior, il brand include i negozi d'alta gamma di Roma Cola di Rienzo, Milano CityLife Shopping District, Milano Corso Vercelli e Trieste Corso Italia.
AZIONI PROPRIE
Il cda di Ovs ieri ha inoltre ha deliberato di proseguire nell'attuazione del programma di acquisto di azioni proprie per un importo fino ad ulteriori 10 milioni. Ma oggi sul tavolo c'è un'operazione molto più corposa, un ritorno al passato che è soprattutto un ponte verso il futuro.
I dati in volume per la manifattura indicano infatti un incremento dell'1,1% ad aprile rispetto a marzo e del 5,5% rispetto all'anno precedente. Tornando ai dati in valore per il complesso dell'industria, ad aprile l'aumento mensile del fatturato riguarda con la stessa intensità le componenti interna ed estera.
Tra i raggruppamenti principali di industrie, gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per l'energia (+6%), i beni strumentali (+3,5%), i beni di consumo (+2,1%) e i beni intermedi (+2,0%). Rispetto all'anno precedente, l'Istat registra incrementi tendenziali molto marcati per l'energia (+64,4%), i beni intermedi (+30,3%) e i beni di consumo (+21,9%); più contenuto l'aumento per i beni strumentali (+4,0%).
"Tutti i settori di attività economica mostrano una crescita in termini tendenziali, ad eccezione dei mezzi di trasporto" (in calo del 18,3%), si legge nella nota.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Vigilia del Forum della Bce prudente per i listini del Vecchio Continente che, in attesa di avere nuove indicazioni dai banchieri centrali su tassi e inflazione, chiudono in ordine sparso la prima seduta della settimana. La peggiore è la Borsa di Milano (in "rosso" il FTSE MIB) in una giornata segnata dalla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, la cui holding Delfin è primo socio di Mediobanca e importante azionista di Generali. Mentre prende il via il Forum annuale della Banca centrale europea a Sintra, in Portogallo, «che sarà un’occasione di confronto tra Lagarde, Powell e Bailey su come procedere per piegare l’inflazione evitando una recessione», spiegano gli analisti, i leader del G7, riuniti in Baviera, hanno concordato di incrementare le sanzioni a carico della Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina. E questo nelle stesse ore in cui Mosca nega che ci sia un default sul proprio debito, pur ammettendo che non è riuscita a effettuare due pagamenti (previsti entro il 26 giugno). Ad incrementare la volatilità dei mercati anche il ribilanciamento dei portafogli degli investitori in vista della scadenza del semestre (che per Wall Street potrebbe il peggiore dal lontano 1970). Nel resto d'Europa, l'AEX di Amsterdam è stato l'indice migliore, più prudente l'andamento del CAC 40 di Parigi e del DAX 40 di Francoforte.
Wall Street volatile guardando al meeting G7
Debole Wall Street, dopo una delle poche settimane positive dall'inizio dell'anno. Il primo semestre dell'anno, che si concluderà giovedì, potrebbe infatti essere il peggiore dal 1970. I mercati sono stati rassicurati dalle parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha ribadito che l'impegno della Banca centrale contro l'inflazione è «incondizionato» e che gli Stati Uniti hanno un'economia «molto forte», che si è «ripresa pienamente». La settimana che inizia oggi è caratterizzata da importanti incontri politici: oggi e domani sono previste la seconda e la terza giornata del summit dei Paesi del G7 in Germania, da domani a giovedì è in programma il vertice della Nato a Madrid, in Spagna. Al centro dei colloqui, naturalmente, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L'agenda macroeconomica della settimana che precede il lungo weekend del 4 Luglio, invece, non sarà piena di appuntamenti: ci saranno comunque alcuni dati da seguire, come quello sulle spese per i consumi e i redditi personali, in programma giovedì. Attese poi le guidance di diverse società quotate prima della stagione delle trimestrali, che inizierà il 14-15 luglio con i conti delle banche.
Loading...
A Milano bene Isp, in calo le utility. Tonfo Saipem
Tra i principali titoli milanesi, come detto Mediobanca e Generali risentono della scomparsa di Del Vecchio, la cui Delfin è primo socio di Piazzetta Cuccia e importante azionista del Leone. Guadagna invece terreno Intesa Sanpaolo, dopo il via libera al buyback da 1,7 miliardi, metà dell'ammontare complessivo (3,4 miliardi) autorizzato dalla Bce. Bene anche Cnh Industrial, mentre perdono terreno Italgas e A2a. Occhi puntati su Saipem nel primo giorno dell'aumento di capitale ad 2 miliardi. Titoli e diritti non sono ancora riusciti a fare prezzo: se le azioni mostrano un rialzo teorico del 20%, le opzioni registrano calo speculare del 20%, per una performance complessiva dell'aggregato azione+diritto negativa del 18 per cento. A Milano, debole quasi tutto il comparto finanziario, da Unipol a Banco Bpm. Ennesimo tonfo per Saipem nel primo giorno dell'aumento di capitale da 2 miliardi: nonostante il titolo abbia infatti chiuso in rialzo, le opzioni hanno registrato un calo speculare con una performance complessiva dell'aggregato (cioè azione più diritto) negativa per circa il 22,7% (visto che i diritti rappresentano la maggior parte della capitalizzazione della società).
Andamento Piazza Affari FTSE Mib
Euro consolida sopra 1,05 dollari, gas in rialzo
Sul mercato dei cambi, euro/dollaro in lieve rialzo a 1,0579 dollari da 1,0552 venerdì in chiusura. La moneta unica europea vale anche 143,01 yen (da 142,54), mentre il rapporto dollaro/yen è a 135,17 (135,09). In lieve rialzo il prezzo del petrolio: il future agosto sul Wti sale dello 0,21% a 107,85 dollari al barile, mentre l'analogo contratto sul Brent e' segna +0,46% a 113,64 dollari. Il prezzo del gas naturale in Europa sale infine del 1,4% a 130,35 euro per megawattora.
Andamento dello spread Btp / Bund
Spread chiude in calo a 209 punti, rendimento al 3,63%
Chiusura in leggero calo per lo spread tra BTp e Bund. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato in chiusura a 209 punti base dai 213 punti base dell'apertura e dai 210 punti base della chiusura del 24 giugno. Sale, invece, il rendimento del BTp decennale benchmark indicato al 3,63% da un'ultima posizione al 3,56% del closing della vigilia. Il rendimento del Bund tedesco chiude in ascesa all'1,55% dall'1,47 per cento. Giornata, dunque, di vendite per tutto il comparto dell'Eurozona ma più accelerato per i Bonos (il rendimento passa dal 2,74 al 2,89%) rispetto agli altri titoli sovrani.
Con un volo al completo atterrato questa mattina a Fiumicino, la compagnia di bandiera australiana Qantas ha di fatto inaugurato la stagione dei voli non-stop tra l'Italia e l'Australia spinti dal riaccendersi del desiderio da parte dei viaggiatori di girare il mondo dopo due anni di severe restrizioni.
Il volo diretto dall'Australia a Roma
Il nuovo volo di Qantas, accolto all'arrivo questa mattina, tra gli altri, dall'ambasciatrice d'Australia per l'Italia, San Marino e Albania, Margaret Twomey e da Federico Scriboni, Head of Aviation Business Development di Aeroporti di Roma, è peraltro l'unico collegamento diretto tra l'Australia e l'Europa continentale offerto da una compagnia aerea. La domanda di viaggi "punto-a-punto" - spiega Qantas - è infatti aumentata dopo il Covid e la nuova rotta si sta già dimostrando molto popolare, in quanto gli australiani si riversano in Italia per godersi una vacanza estiva in Europa e gli europei si recano in Australia per visitare amici e parenti e vivere una vacanza unica agli antipodi. Operato con un Boeing 787/900 Dreamliner, il volo Roma-Perth-Sidney viene effettuato tre volte alla settimana (domenica, martedì e giovedì).
“Maggiore impulso alle relazioni bilaterali tra i due Paesi”
"Siamo davvero felici di vedere il ritorno dei voli Qantas per Roma - ha detto a Fiumicino l'addel Gruppo Qantas, Alan Joyce - Stiamo assistendo a una forte domanda di viaggi internazionali,dato che sempre più Paesi allentano le restrizioni. Gli australiani si stanno muovendo davvero molto. I nostri clienti hanno voglia, oltre che di spostarsi per motivi familiari e riallacciare i legami commerciali,di riscoprire il mondo e l'Italia è in cima alla loro lista dei desideri di viaggio". Soddisfazione per il ritorno del volo, è stata quindi espressa da Adr che si è detta onorata di dare il benvenuto a Roma al primo volo nella storia dall'Australia verso l'Italia e l'Europa continentale. "Il volo che festeggiamo oggi darà ancora maggiore impulso alle relazioni bilaterali tra i due Paesi e rappresenta un importante opportunità di sviluppo sia per il turismo che per il business", ha affermato Federico Scriboni Head of Aviation Business Development di Aeroporti di Roma durante la cerimonia inaugurale. "Questo importante traguardo - ha chiosato Ivan Bassato, Chief Aviation Officer di Adr - è il risultato di una lunga collaborazione tra Qantas e Adr con il supporto delle Istituzioni nazionali. Roma e l'Italia confermano l'attrattività del più grande mercato in termini di volumi tra l'Australia e l'Europa continentale. Nel 2019 circa 500.000 passeggeri hanno volato tra i due Paesi con scalo intermedio. Ora potranno farlo con un volo diretto. Crediamo - ha concluso - che questo importante conseguimento sia solo l'inizio per esplorare ulteriori opportunità di collaborazione e rafforzerà le già rilevanti relazioni sociali ed economiche tra l'Australia e l'Italia, facilitando lo sviluppo della mobilità dei passeggeri e delle merci nel prossimo futuro". Per Enit (Agenzia nazionale del turismo), infine, il ritorno del volo tra l'Australia e l'Italia "rappresenta - ha detto Maria Elena Rossi, direttrice marketing di Enit - una boccata d'ossigeno per il settore che vede così ripartire con rinnovata energia i voli da oltreoceano".
Non c’è pace per Saipem in vista dell’aumento di capitale da 2 miliardi in programma lunedì 27 giugno. Le quotazioni arretrano di un altro 8%: in tre sedute, la capitalizzazione si è ridotta del 33% scendendo sotto i 600 milioni di euro.La tensione è accentuata dal fatto che Consob giovedì ha dato il via libera al prospetto sull’aumento che potrà così partire lunedì ma ha voluto che fossero evidenziati i rischi, tra questi le caratteristiche di forte diluizione e la forte volatilità del prezzo delle azioni, già in calo da inizio anno del 68%, che potrebbe verificarsi durante l’operazione.
Le ragioni del crollo
Il crollo delle quotazioni degli ultimissimi giorni è stato determinato inizialmente dall’annuncio dello sconto del 30% per l’aumento di capitale. Il mercato non è infatti piaciuto lo sconto sul prezzo teorico ex-diritto (Terp) riconosciuto da Saipem, anche se questo è peraltro inferiore al taglio di altre operazioni del recente passato, come Unicredit o Il Sole 24 Ore. Tralasciando il fatto che lo sconto sul Terp indica la perdita di valore che registra un socio che sottoscrive integralmente l’aumento pro-quota, secondo alcune spiegazioni circolate nelle sale operative, sul titolo però sta pesando soprattutto la questione tecnica dell’aumento inscindibile, che si perfezionerà solo con la sottoscrizione integrale dell’offerta, rendendo così le azioni indisponibili prima di quella data a chi le compra. Questo sarebbe considerato un vincolo nel trading molto pesante, dato che non permetterebbe di reagire a fluttuazioni ritenute molto probabili: da qui la decisioni di smobilizzare in via preventiva.
L’aumento di capitale
Da un punto di vista operativo, l’aumento di capitale avverrà mediante emissione di 1.974.327.430 azioni ordinarie offerte in opzione nel rapporto di n. 95 nuove azioni per ogni azione ordinaria o di risparmio posseduta, al prezzo di sottoscrizione di 1,013 euro (di cui 0,992 come sovrapprezzo) per ogni nuova azione. I diritti d’opzione per la sottoscrizione delle nuove azioni potranno essere esercitati da lunedì fino all’11 luglio, mentre il periodo di negoziazione andrà da lunedì fino al 5 luglio. L’esito dell’aumento sarà annunciato da Saipem entro il 15 luglio, con un successo, come detto, garantito, visto che Eni e Cdp acquisteranno integralmente la loro parte,mentre il resto è coperto dalle banche. Con l’aumento Saipem ritiene di poter raggiungere un livello di patrimonializzazione «congruo» e archiviare definitivamente il rosso da 2,4 miliardi del 2021, per poter quindi realizzare gli obiettivi fissati nel Piano strategico 2022-2025.
(ANSA) - ROMA, 24 GIU - Il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco, e il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, hanno firmato il Decreto Interministeriale che proroga fino al 2 agosto le misure attualmente in vigore per ridurre il prezzo finale dei carburanti. Si estende così fino a tale data il taglio di 30 centesimi al litro per benzina, diesel, gpl e metano per autotrazione. (ANSA).
L'Istat stima una diminuzione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori a giugno (da 102,7 punti a 98,3) che lo porta al livello più basso da novembre 2020. Continua a salire, invece, l'indice composito del clima di fiducia delle imprese che passa da 111 a 113,6 punti con il secondo aumento consecutivo. Tutte le componenti dell'indice di fiducia dei consumatori sono in calo. In particolare, il clima economico e quello corrente registrano le diminuzioni "più marcate". Quanto alle aziende, registrano il valore più elevato della fiducia da dicembre 2021 con progressi in ogni comparto a partire dai servizi di mercato. A trainare è soprattutto il settore del trasporto e magazzinaggio.
Per le famiglie, il clima economico scende da 103,6 punti a 93,9, quello corrente da 104,6 a 97,9. Il clima personale flette da 102,4 a 99,8 e il clima futuro passa da 99,8 a 98,8. L'Istat "segnala un diffuso peggioramento di tutte le variabili che entrano nel calcolo dell'indicatore ad eccezione di quelle riferite al risparmio (opportunità di risparmiare nella fase attuale e possibilità di risparmiare in futuro)".
"Con riferimento alle imprese, nell'industria l'aumento dell'indice è più contenuto (nella manifattura e nelle costruzioni l'indice sale, rispettivamente, da 109,4 a 110,0 e da 158,7 a 159,7) rispetto a quello dei servizi (nei servizi di mercato l'indice aumenta da 103,8 a 109,1 e nel commercio al dettaglio cresce da 105,8 a 107,2)", si legge nella nota.
Eni ha deciso di congelare la quotazione di Plenitude, il ramo d’azienda specializzato nelle energie rinnovabili. L’operazione che sarebbe dovuta scattare a luglio è stata per il momento accantonata a causa delle turbolenze di mercato. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha reso nota l’intenzione di posticipare il collocamento sul mercato attraverso una breve nota diffusa a Borsa chiusa in cui non viene indicata una nuova tabella di marcia per l’Ipo.
L’incertezza del mercato
Nel comunicato si chiarisce il mutato contesto di mercato che ha suggerito ai due gruppi di modificare la tempistica del lancio. «Malgrado le due società abbiano riscontrato da parte degli investitori un forte e diffuso interesse per Plenitude, nonché un significativo consenso sulla sua strategia, Eni ha valutato che la volatilità e l'incertezza che attualmente coinvolgono i mercati richiedano un'ulteriore fase di monitoraggio»
Loading...
Avanti con gli investimenti nel green e nella emobility
Nessun piano B per ora, quindi. Ma Eni e Plenitude continueranno a monitorare il mercato e a sviluppare la propria strategia di offerta di un'energia decarbonizzata a tutti i propri clienti, attraverso lo sviluppo degli investimenti nelle rinnovabili e nella mobilità elettrica. Investimenti finalizzati a rafforzare la posizione della società che conta attualmente su un portafoglio di attività eoliche e fotovoltaiche con capacità installata complessiva pari a 1,4 gigawatt e una pipeline di progetti green di oltre 10 GW. La società dispone poi di un pacchetto di 10 milioni di clienti retail per il gas e l’energia elettrica in sei paesi europei e di circa 7300 punti di ricarica installati di proprietà.
La posizione di Eni nell’operazione
Solo qualche giorno fa il gruppo aveva annunciato l’intenzione di procedere con lo sbarco a Piazza Affari del “braccio” che integra la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la vendita di elettricità, gas e soluzioni energetiche a famiglie e imprese e un network europeo di punti di ricarica per veicoli elettrici, conservando però una partecipazione di maggioranza nella società dopo l’Ipo.
Le tecnicalità dell’offerta
Secondo il piano reso noto a inizi giugno l’operazione, per il quale Eni aveva già depositato presso la Consob il prospetto informativo, avrebbe dovuto poggiare su un’offerta pubblica e un contestuale collocamento istituzionale riservato a investitori qualificati e avrebbe puntato a fornire un’adeguata liquidità sul mercato secondario.
Montepaschi alza il velo sul nuovo piano industriale al 2026. E promette di diventare una banca commerciale «clear and simple», chiara e semplice, come indicato nella nota che accompagna le nuove linee guida approvate dal board che saranno presentate al mercato in mattinata. Confermati 4mila esuberi e una revisione della rete commerciale.
I target finanziari
Sulla base di una forte crescita dei ricavi, da realizzare mantenendo «il focus su risparmio gestito, bancassurance e credito al consumo», come si legge in una nota...
Si torna alla normalità per quanto riguarda il rinnovo delle patenti. Che cosa significa? Come ben sappiamo, a causa dell’emergenza legata al Covid, erano state previste diverse proroghe per il rinnovo della patente in Italia, che ormai volgono al termine. Il 29 giugno infatti la situazione torna alla normalità.
Ancora pochi giorni allo scadere di ogni proroga relativa a documenti e adempimenti per la circolazione stradale, prevista appunto nei due difficili anni di pandemia di Coronavirus che abbiamo affrontato. Si ritorna alla situazione pre-Covid, quindi le patenti e le revisioni dovranno essere in regola con le scadenze ordinarie.
Fondamentale sapere che il 29 giugno è il termine previsto per le visite mediche di rinnovo delle patenti, delle CQC (che sono le carte di qualificazione per i conducenti professionali di mezzi pesanti) e dei CFP (i certificati di formazione professionale) per il trasporto di merci pericolose. Tutti coloro che guidavano con una patente o una certificazione CQC straniera erano già esclusi da queste proroghe: nel caso di documenti non italiani infatti si doveva far riferimento ai rinvii previsti dall’Unione Europea per l’emergenza Covid, già tutti scaduti.
Scadenza revisioni patente e foglio rosa: che cosa bisogna sapere
Parliamo in particolare dei fogli rosa, che sappiamo essere i documenti rilasciati a coloro che passano l’esame di teoria della patente e che servono per potersi esercitare alla guida. Anche in questo caso valgono le stesse regole e quindi, per i documenti che hanno una scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 31 marzo scorso, le proroghe scadono il prossimo 29 giugno. Per quanto riguarda invece i due mesi previsti per la richiesta del riporto dell’esame di teoria su un nuovo foglio rosa, non si considera lo stesso periodo: quindi chi ha il documento con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 31 marzo 2022, con proroga al 29 giugno 2022, ha comunque altri due mesi per poter fare la richiesta del riporto dell’esame di teoria.
Per quanto riguarda invece le revisioni e i controlli dei mezzi le proroghe previste sono tutte già scadute, restano attive al momento sono quella relativa all’approvazione tecnica dei veicoli-frigo, alle prove di efficienza e tenuta delle cisterne e alla riqualificazione o sostituzione delle bombole a metano: tutto rinviato al 29 giugno, come anche l’autorizzazione per trasporti eccezionali, circolazione di prova e scorte tecniche.
Proroghe per le visite mediche della patente: che cosa succede oggi
I soggetti che devono passare per la Commissione Medica locale, come i disabili, che avevano il permesso provvisorio rilasciato per via delle liste di attesa molto lunghe, devono sottoporsi alla visita entro e non oltre il 29 giugno. La stessa cosa vale anche per chi ha la patente di categoria CE, D1E, D e DE (camion e bus) e durante lo stato di emergenza ha superato rispettivamente i 65 e i 60 anni, ovvero l’età per cui serve un determinato controllo da parte della Commissione per poter continuare a guidare mezzi pesanti. E infine ci sono gli attestati di fine corso di qualificazione iniziale o periodica per la CQC e per il conseguimento e il rinnovo dei CFP, anche loro in scadenza il 29 giugno.
Riprende il progressivo indebolimento del bitcoin e delle altre valute digitali. Di nuovo in sincrono con i mercati azionari. Aspetto forse persino più problematico degli stessi cali. In questi anni il bitcoin ha cercato di affermarsi come investimento alternativo rispetto ai listini, una forma di presunta diversificazione. Alla prova dei fatti questa assunzione si sta dimostrando inconsistente. La principale criptovaluta è scesa di nuovo sotto i 20mila dollari (- 4%), soglia intorno a cui galleggia da qualche tempo. Venerdì scorso si era scesi fino a 17.600 dollari. È meno di un terzo rispetto ai quasi 70mila dollari raggiunti lo scorso novembre. Simili i cali di Ether, Litecoin e Dogecoin. Negli ultimi 7 mesi il mercato delle valute digitali si è ridotto di 2mila miliardi di dollari.
Lo scorso 15 giugno la piattaforma statunitense Celsius Network è stata costretta a congelare i conti di 1,7 milioni di piccoli risparmiatori a cui venivano promessi ritorni a doppia cifra investendo in monete digitali. Secondo gli analisti “una classica corsa agli sportelli bancari” traslata nel mondo delle criptovalute. Ieri il broker di monete virtuali Voyager Digital ha dichiarato che potrebbe emettere un avviso di default nei confronti dell’hedge fund specializzato in criptovalute Three Arrows Capital Ltd se non sarà in grado di rimborsare il suo prestito. L’esposizione di Voyager a Three Arrows Capital è di 15.250 bitcoin (quasi 310 milioni di dollari). Come ha notato qualche giorno fa il Financial Timesgiovani e persone a basso reddito sono le più esposte a questi crolli, costituendo il tipo di risparmiatori che più hanno investito in monete digitali in rapporto alle risorse di cui dispongono.
Le monete digitali sono nate e cresciute dopo il 2008, vale a dire in uno scenario monetario del tutto anomalo, con tassi negativi e abbondanza di liquidità. Condizioni che obbligano gli investitori in cerca di un qualche rendimento ad investire anche negli asset più rischiosi. Una volta che le condizioni monetarie hanno imboccato la strada verso un lento ritorno alla normalità, il meccanismo si è inceppato. Non aiuta il cannoneggiamento da parte di banche centrali e istituzioni internazionali che non perdono occasione per ricordare la pericolosità di questi prodotti finanziari e, in alcuni casi, la loro assoluta inconsistenza.
Negli anni il bitcoin si è distinto per una forte volatilità, ossia rapide e intense oscillazioni di valore. Una caratteristica che rende difficile usare queste valute virtuali come strumento alternativo al denaro. Chi vorrebbe farsi pagare con qualcosa che dopo pochi giorni potrebbe valere la metà? Certo, è vero anche il contrario, ma chi fa compravendite ordinarie di solito non cerca ebbrezze speculative. Per ovviare a questo problema sono state introdotte sul mercato le cosiddette stablecoin, monete digitali che, tramite prodotti finanziari posti a loro garanzia, si propongono di contenere le variazioni e assicurare la parità con monete come il dollari. Ma anche questo esperimento è fallito nelle scorse settimane quando diverse di queste valute digitali hanno perso la parità di cambio promessa e dai gestori non sono arrivati grandi spiegazioni sui motivi e sulla composizione del capitale che avrebbe dovuto assicurarne il corretto funzionamento.
I più scettici vedono nelle criptovalute un gigantesco “schema Ponzi”. Ossia una costruzione finanziaria in cui i rendimenti sono pagati dalle nuove sottoscrizioni e non dall’effettivo incremento di valore. Così quando il flusso di investimenti si riduce tutto il castello crolla. I più ottimisti vedono invece questa fase come un sano passaggio di ripulitura che lascerà in vita solo i prodotti più affidabile e da un valore . Quello che è certo è che bitcoin e soci stanno dimostrando di essere soggette esattamente alle stesse leggi, diversamente da quello che qualcuno sperava. Attraversano insomma una sorta di crisi esistenziale da cui è difficile dire come emergeranno.
“Le recenti implosioni nei mercati delle criptovalute indicano che i pericoli a lungo evidenziati del denaro digitale decentralizzato si stanno materializzando”, ha scritto la Banca dei regolamenti internazionale (una sorta di banca centrale delle banche centrali, ndr) anticipando alcuni contenuti del prossimo rapporto annuale. Il direttore generale Agustin Carstens ha indicato in particolare i recenti crolli di “Terra” e delle “stablecoin” Luna e la discesa del 70% del bitcoin, tra i principali campanelli d’allarme per il mercato delle criptovalute. Fattori da intendere come indicatori di un problema strutturale del comparto. “Senza un’autorità sostenuta dal governo, in grado di utilizzare le riserve garantite dalle tasse, qualsiasi forma di denaro alla fine manca di credibilità“, ha detto Casrstens. La Bri invita comunque le banche centrali ad accelerare sulla creazione di loro monete digitali. “Il trading di criptovalute assomiglia sempre più al mercato azionario statunitense della fine degli anni ’20”, ha affermato ieri l’autorità di vigilanza sui mercati svizzeri. “Sembrerebbe che gran parte del trading di prodotti digitali assomigli alla borsa statunitense nel 1928, l’anno prima del tracollo, dove erano diffusi tutti i tipi di abuso“, ha detto il responsabile Urban Angehrn.
Investing.com - Continuiamo con il rialzo dei tassi per combattere l'inflazione. E' quanto affermato mercoledì dal presidente della Fed Jerome Powell nella sua attesa audizione al Senato americano, nella quale ha aggiunto che l'economia è forte e resisterà al ciclo di inasprimento.
"L'economia è molto forte e ben posizionata per gestire una politica monetaria più restrittiva", ha detto Powell, motivo per il quel la Fed ritiene che "gli aumenti in corso siano appropriati".
L'obiettivo è quello di riportare il target d'inflazione di medio termine al 2%, e per far questo, ha sottolineato il governatore, "utilizzare tutti gli strumenti necessari":
"L'inflazione ci ha sorpreso nell'ultimo anno e altre sorprese potrebbero essere in serbo", ha aggiunto. "Dovremo quindi essere agili nel rispondere ai dati in arrivo e all'evoluzione delle prospettive. Prenderemo le decisioni riunione per riunione".
La Fed ha alzato il target dei Fed funds di 75 punti base nella riunione di giugno, la prima volta dal 1994, mentre per luglio il mercato sta prezzando fortemente un altro rialzo simile (si veda il Fed rate monitor di Investing.com: https://it.investing.com/central-banks/fed-rate-monitor).
Nel pomeriggio ha tenuto un intervento anche il presidente della Federal Reserve di Filadelfia, Patrick Harker. Se i dati delle prossime settimane mostreranno un rallentamento della domanda più veloce del previsto, ha detto il governatore regionale, "appoggerò un aumento dei tassi di solo mezzo punto a luglio".
"Non sono pronto a prendere una decisione finanziaria, mi trovo esattamente tra i 50 e i 75", ha detto Harker in un'intervista a Yahoo Finance. L'obiettivo, ha aggiunto, è quello di portare "i tassi al di sopra del 3% entro la fine dell'anno".
"Nessuno di noi prevedeva la spinta inflazionistica, ha colto di sorpresa tutti, abbiamo un conto economico che dobbiamo chiudere alla fine dell’anno, dobbiamo garantire i livelli occupazionali ma non possiamo adeguare i costi all’inflazione, dobbiamo cominciare a comprendere che alcune cose vanno cambiate". Lo ha detto l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, nel suo intervento alla presentazione della Relazione Annuale Organo di Vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Tim.
"Non possiamo non tener conto e non immaginare un adeguamento dei prezzi all’inflazione", ha aggiunto l’ad di Tim. Nei giorni scorsi Labriola aveva parlato anche delle nuove offerte commerciali, non ultima quella su cui è puntata l’attenzione, TimVision con il tanto discusso “pacchetto calcio”. Sul tema, Labriola per il momento si era limitato a dire che "l’offerta di TimVision con DAZN è sul mercato", ma nulla di più sul tema della partnership che potrebbe rimescolare le carte in tavola per la prossima stagione.
Le prospettive economiche per il nostro Paese si fanno sempre più buie. Con l'impennata dei prezzi e con la crisi energetica che sta per abbattersi sulle nostre teste, di fatto il quadro economico del Paese rischia di essere messo in discussione nonostante il rilancio propiziato dal Pnrr. E a sottolineare tutti questi rischi ci sono anche le parole (inquietanti) che sono apparse questa mattina sul Financial Times in un fondo a firma Patrick Jenkins: "Gli investitori considerano l'Italia la peggiore dell'eurozona e le prospettive a breve termine per il Paese e le sue banche assomigliano più a un incubo che a un bel sogno", fa sapere il quotidiano economico.
Nel suo articolo Jenkins descrive le tre debolezze del sistema Italia nel far fronte alle perturbazioni create dalla guerra in Ucraina. Secondo il vicedirettore del Finacial Times, c'è un problema legato alla crescita dell'economia: "Dopo la forte ripresa registrata l'anno scorso, l'economia italiana stava già minacciando di ritornare ai suoi abituali livelli anemici, anche senza la guerra in Ucraina e nonostante i quasi 200 miliardi di euro del fondo per la ripresa dalla Ue", scrive Jenkins. In seconda battuta l'alto indebitamento, che l'anno scorso era al 151% del Pil, ha innescato la paura degli investitori per una "frammentazione" dell'integrità del blocco euro mentre la Bce cerca di "stringere i cordoni della borsa e gli Stati li allargano" per limitare i danni del rialzo dell'energia sui consumatori. Infine Jenkins afferma che le "banche italiane possono diventare parte del problema" perché sono più esposte di altre rispetto al conflitto in Ucraina e al sentimento negativo dei mercati rispetto al debito pubblico del Paese. L'unica nota positiva per il Ft riguarda Mario Draghi, che data la sua credibilità "è una fonte di stabilità nel sistema politico italiano".
Ma se lascia il suo incarico di premier, fa sapere il quotidiano economico, gli investitori avranno "ulteriori ragioni per guardare negativamente alle prospettive" dell'Italia e le sue banche, conclude Jenkins.
Torna ad allargarsi il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, con lo spread Btp-Bund salito di 3,3 punti base a quota 194,7. Un decennale tedesco paga l’1,74% mentre l’equivalente italiano il 3,69%. Oggi la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, ha ribadito l’impegno della Bce a mettere a punto uno scudo contro la frammentazione finanziaria tra i paesi della zona euro, ossia un aumento molto differenziato dei rendimenti dei rispettivi titoli in questa fase di stretta monetaria. Parlando al parlamento europeo, Lagarde ha anche replicato alle osservazioni del consigliere economico di palazzo Chigi Francesco Giavazzi secondo il quale l’aumento dei tassi di interesse sarebbe lo strumento sbagliato contro l’inflazione. “Abbiamo individuato un percorso di normalizzazione, del tutto legittimo e necessario, citando il mio collega della Banca d’Italia, Ignazio Visco”, ha affermato la presidente. “Ognuno ha la sua opinione su quale sia lo strumento giusto e quali siano i tempi giusti, ma c’è solo un’istituzione responsabile della politica monetaria ed è la Bce”, ha aggiunto.
– “I lavori” per la creazione di uno scudo anti-spread “sono in corso” ha precisato Lagarde. “Se il rischio di frammentazione si presenterà, sarà affrontato con gli strumenti adeguati, la flessibilità adeguata” e la risposta “sarà efficace, proporzionata e nei termini del nostro mandato”, ha sottolineato. “Rispetto le vostre domande, il lavoro è in corso in questo momento, chiunque dubiti della nostra determinazione farebbe un terribile errore”, ha aggiunto.
Sulle future decisioni in materia monetaria la presidente ha detto che “La misura dell’aumento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate dell’inflazione a medio termine. Se le prospettive di inflazione a medio termine persistono o peggiorano, un incremento maggiore sarà appropriato nella nostra riunione di settembre”. Con il linguaggio felpato tipico dei banchieri centrali, Lagarde ha poi affermato che “Dopo settembre, sulla base della nostra attuale valutazione, prevediamo che sarà appropriato un percorso graduale ma sostenuto di ulteriori aumenti dei tassi di interesse“.
La banchiera centrale ha messo poi in guardia su una possibile flessione dei prezzi immobiliare. “Soprattutto nei Paesi con un’elevata percentuale di mutui a tasso variabile (in Italia sono meno del 20% del totale, ndr), l’aumento dei tassi di interesse può diventare un onere significativo per le famiglie fortemente indebitate”, ha sottolineato Lagarde spiegando che “l’erosione del reddito reale delle famiglie a causa dell’inflazione persistentemente elevata può incidere sulla capacità di servizio del debito delle famiglie” e, insieme, “questi fattori stanno aumentando il rischio di una correzione dei prezzi degli immobili”.
“I salari hanno cominciato a crescere, ma questa crescita resta moderata. Ci aspettiamo che la crescita salariale negoziata si rafforzi leggermente ulteriormente nel 2022 e poi rimanga al di sopra dei livelli medi per l’orizzonte di proiezione, supportata da mercati del lavoro rigidi, aumenti dei salari minimi e alcuni effetti di compensazione per gli elevati tassi di inflazione”, ha notato Lagarde. Dalla Bce arriva infine un’altra stoccata contro le monete digitali. “Le criptovalute costituiscono una fonte di rischio”, seppur per ora il loro legame con “la finanza tradizionale è limitato”, ha rimarcato Lagarde che ha continuato affermando che la Bce sostiene “il regolamento europeo sui mercati delle crypto-attività (Mica) che dovrebbe entrare in vigore nel 2024, sappiamo però che si tratta di un settore che si sviluppa rapidamente e che quel regolamento non riguarda i Bitcoin, per cui occorre definire un Mica 2”, ha spiegato.
Il decreto semplificazioni ha modificato il tetto oltre il quale è obbligatoria la comunicazione al Fisco
Lo scorso 15 giugno il Governo ha approvato il decreto semplificazioni. Lo scopo dei decreti semplificazione è quello appunto di semplificare alcune procedure e rendere più agevole il lavoro dei consulenti, dei contribuenti e degli organi preposti ai controlli. Sono stati diversi i provvedimenti concentrati soprattutto su proroghe delle scadenze e facilitazioni di alcune procedure.
Tra i diversi interventi adottati si è cercato di facilitare anche il lavoro degli organi preposti dallo Stato per il controllo sulle imposte. Lo scopo delle semplificazioni, infatti, riguarda anche questo aspetto e non solo quello che si riferisce alla semplificazione degli adempimenti.
Movimenti con l’estero, il tetto scende a 5.000 euro
Tra i provvedimenti decisi dal decreto è previsto, infatti, l’abbassamento della soglia oltre la quale saranno obbligatorie le segnalazioni all’Agenzia delle entrate. Il decreto, infatti, fissa a 5.000 euro il limite oltre il quale nasce l’obbligo di segnalare al Fisco i movimenti in denaro, anche virtuali, da e per l’estero per operazioni eseguite per conto o a favore di persone fisiche, enti non commerciali e di società semplici e associazioni equiparate.
Ciò vuol dire che gli intermediari bancari e finanziari ed altri operatori finanziari e non che prendono parte ai trasferimenti da o verso l’estero di mezzi di pagamento, anche con semplice movimentazione di conti, saranno obbligati a comunicare all’Agenzia delle entrate i dati che riguardano queste operazioni.
Il precedente tetto oltre il quale scattava l’obbligo era fissato a 15.000 euro. Ciò non vuol dire che i contribuenti non potranno più superare la soglia dei 5.000 euro per effettuare operazioni con l’estero. Nessun divieto è stato inserito in tal senso. Il provvedimento riguarda in maniera diretta gli intermediari finanziari e non i contribuenti.
I movimenti che possono essere oggetto di controlli sono: assegni bancari e postali, assegni circolari e altri assegni a essi assimilabili o equiparabili, vaglia postali, ordini di accreditamento o di pagamento, carte di credito e altre carte di pagamento, polizze assicurative trasferibili, polizze di pegno.